Ieri i Gunners hanno giocato due partite, una dal primo al settantesimo minuto e l’altra nei venti minuti restanti: la prima ha messo a nudo la fragilità difensiva di un Arsenal troppo distratto (soprattutto sulla corsia di sinistra), capace di andare in vantaggio per tre volte e farsi recuperare altrettante volte dagli uomini di Alan Pardew, l’altra invece ha consegnato agli spettatori tutto il meglio dell’Arsenal targato Arsène Wenger.
Tra il momentaneo 3 a 3 di Demba Ba ed il fischio finale,
infatti, i Gunners hanno spedito altri quattro palloni alle spalle del povero
Tim Krul, cortesia delle doppiette del subentrato Olivier Giroud e di Walcott,
la seconda condita da un assolo devastante di un Theo in formato The King; se
il francese non ha fatto che confermare le sue doti di attaccante d’area di
rigore con un colpo di testa chirurgico e un destro potente, Theo ha sorpreso
per freddezza e determinazione, prima concludendo a rete da centro area dopo
una mischia e poi seminando tre avversari in area di rigore e rialzandosi
nonostante lo sgambetto da dietro per siglare la personale tripletta con un
tocco sotto di una delicatezza inaudita.
Per la terza volta di fila Arsène Wenger ha schierato
Walcott da attaccante centrale, confermando di fatto lo schieramento reduce
dalle vittorie contro Reading e Wigan, e il bravo Theo non ha certo disatteso
le aspettative del suo manager e dei tifosi, andando in gol dopo venti minuti
con una fuga degna del miglior Thierry Henry, conclusa come solo Titi avrebbe
saputo fare.
Anche per uno scettico come me appare ormai evidente che Walcott
abbia compiuto un salto di qualità, completando la metamorfosi da velocissima
ma inconcludente ala destra a centravanti implacabile; tocca ora allo stesso Theo
decidere se restare al fianco di Arsène Wenger e ripagarne la fiducia oppure
rincorrere un contratto migliore e trasferirsi altrove.
C’è ben poco altro che l’Arsenal possa fare per
convincere Walcott, l’offerta è sul tavolo e le prospettive per il giocatore
sono ottime sia dal punto di visto economico che tecnico: è diventato un
attaccante, Arsène Wenger ha più volte dimostrato di volerne fare il nuovo
Thierry Henry e l’Arsenal ha cominciato ad investire in giocatori già formati e
internazionalmente riconosciuti – a differenza di quanto successo negli anni
scorsi.
Theo ha la possibilità di scegliere, non resta che
sedersi e restare a guardare.
Di certo la scusa dell’Arsenal non competitivo non regge
più, se Theo deciderà di andarsene sarà solo per guadagnare molto di più, non
certo per avere più possibilità di vincere o per giocare in squadre più
competitive.
Tornando alla partita dell’Emirates, i tre gol incassati
in maniera sfortunata e colpevolmente disattenta preoccupano un po’ ma in
generale dovremmo essere soddisfatti della prestazione globale dei Gunners:
tolta la serataccia di Kieran Gibbs, colpevole in occasione dei gol di Marveaux
e Ba, gli altri hanno giocato in maniera sublime, diventando a tratti
devastanti quando il Newcastle ha lasciato spazio ai vari Cazorla, Podolski e
Chamberlain.
Di lavoro ce n’è ancora parecchio, soprattutto in difesa,
ma questo è l’Arsenal che sono abituato a guardare da una decina d’anni a
questa parte; inutile farsi tanti film, gli Invincibles
sono stati l’apice di un ciclo che però non ha ancora imboccato il viale del
tramonto: chiedere ai Gunners di essere letali in attacco e solidi come roccia
in difesa sarebbe onestamente troppo, dovendo scegliere preferisco concedere
qualche sconfitta in più ma divertirmi come già fatto in svariate occasioni
quest’anno piuttosto che trasformarmi in un Manchester City qualsiasi.
Come ho spesso ripetuto, tra vincere a tutti i costi e
vincere seguendo un’idea esiste un abisso – anche a rischio di NON vincere
preferisco stare dalla parte giusta.
COMMON ARSENAL!