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Il momento è topico capitano, che vogliamo fare? |
Dalla pubblicazione sul proprio
sito internet da parte di Robin van Persie della ormai celeberrima lettera,
nella quale il talismano dell’Arsenal diceva chiaro e tondo che non avrebbe
rinnovato il contratto e apriva (più o meno velatamente) le porte ad una
cessione immediata, noi Gooners ne
abbiamo lette e sentite di tutti i colori: critiche fumanti, richieste di
dimissioni di manager e tutta la direzione del Club, improbabili soci di
maggioranza che hanno colto la palla al balzo (nel più becero dei modi) e una
delusione che mai prima d’ora – nemmeno nei momenti peggiori – avevo mai
percepito attorno all’Arsenal.
Inutile nascondere che
l’improvvisa decisione dell’olandese di mettere in piazza la cruda verità,
assieme al modo in cui la cosa è stata organizzata, ha completamente
destabilizzato tutti i tifosi dell’Arsenal e probabilmente anche tanta gente
all’interno del Club, tanta è stata la virulenza di cui erano intrise le parole
dell’attaccante ex Feyenoord: troppe contraddizioni, qualche bugia dalle gambe
estremamente corte e soprattutto un generico riferimento alla presunta
programmazione del Club, a quanto pare non abbastanza soddisfacente per van
Persie.
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Davvero volete questa faccia per rappresentare l'Arsenal? |
Non fosse bastato questo
terremoto, dopo una manciata di ore ecco arrivare un’altra lettera (ma cos’è
‘sta mania?) da parte del discutibile Alisher Usmanov, esemplare non meglio
identificato della razza cui ha dato il via Roman Abramovich: con un tempismo
ed un opportunismo che nemmeno Filippo Inzaghi ha mai raggiunto, il riccone di
turno si è scagliato contro il direttivo dell’Arsenal, promettendo mari e monti
con i suoi petroldollari qualora fosse stato lui alla testa del Club, al posto
del pacato Stan Kroenke.
Ho un messaggio per te, caro il mio Alisher “Tony Ciccione” Usmanov: l’Arsenal non è il Chelski e non aspira nemmeno a diventarlo.
Mettitelo bene in testa.
Noi dell’Arsenal non vogliamo
comprarci i campionati e le coppe come si fà dalle parti di Stamford Bridge, o
a Manchester e Parigi, noi abbiamo una filosofia, delle linee guida e
soprattutto un certo spessore morale che altrove si sognano.
In un mondo dove il motto più
popolare sembra stia diventando “vincere, costi quel che costi”, noi
dell’Arsenal abbiamo ancora quella folle presunzione di crederci diversi, direi
migliori se non avessi il timore di apparire arrogante; siamo fieri del nostro
Arsenal, siamo fieri della virtuosità del nostro Club, siamo fieri della
cocciutaggine del nostro manager nel volere vedere la sua squadra giocare
sempre il proprio calcio, anche a costo di brucianti sconfitte; siamo fieri di
vedere ragazzi dell’Academy arrivare
in prima squadra, anche quando tolgono spazio a qualche gallina vecchia che
potrebbe fare buon brodo; siamo fieri di sapere che quando si nomina l’Arsenal
non si parla di un Club calcistico qualsiasi, ma di un modo di intendere il
calcio unico e ben definito; siamo fieri di sapere che quando si parla di bel
gioco, il primo nome che esce dopo Barcellona è proprio il nostro; siamo fieri,
comunque vada.
Pazienza se tutto quest’orgoglio
e questa testardaggine ci sono costati trofei (forse), giocatori che hanno
preferito prendere altre strade, notti e weekend con un fegato così e chissà
che altro: l’Arsenal è così, a chi non piace che cerchi altro.
Sono tantissimi i tifosi delusi
che si lamentano – probabilmente anche a ragion veduta – ma io sono stufo di
sentire piagnistei perché il Club non si adatta ai codici di comportamento di
Chelsea, Real Madrid, Manchester City e compagnia: perché dovrebbe? In nome di
un Coppa? In nome di un titolo alla fine dell’anno? I poveracci che ragionano
solo in termini di risultati diranno che alla fine è il nome del vincitore che
resta nei libri di storia. Se questo vi basta, accomodatevi pure.
A me non basta essere un nome
qualsiasi all’interno di un elenco sterminato.
Io ricordo spesso chi stupisce, chi parla fuori dal coro, chi ha un’idea e ha anche il coraggio di seguirla fino in fondo.
Ricordo l’Olanda di Johan Cruijff,
immeritatamente sconfitta nel 1974 nonostante avesse dominato la finale contro l’allora
Germania Ovest: il loro nome sui libri di storia non c’è, eppure oggi – quasi quaranta
anni più tardi – il calcio totale di quell’Olanda è ancora lì a guidare il Barcellona
verso i suoi quattordici trofei in cinque anni; l'esempio prova che anche senza vincere si può
passare alla storia, tuttavia anche il contrario, dovete ammetterlo, è possibile: giocare
senza identità, tirando a campare, sfruttando la propria annata di grazia, può magari
portare alla vittoria ma non spalancherà certo le porte della leggenda: chi
ricorderà il Chelsea campione d’Europa 2012 tra vent’anni?
L'unica cosa che la
Champions League del Chelsea avrà di storico è il prezzo: £ 2'000'000'000'000
Due MILIARDI di sterline, circa
DUE MILIARDI e MEZZO di euro.
Se volete vincere “costi quel
che costi”, non avete quindi che l’imbarazzo della scelta: se volete andare sul
sicuro fate come Nasri, Clichy, Adebayor, Touré e magari van Persie,
rivolgetevi al Manchester City; se siete più temerari, scegliete il PSG o addirittura
il Màlaga ma – PER FAVORE – abbandonate l’Arsenal.
Lasciateci perdere, prendeteci
in giro quanto volete, fate le solite battutine da tabloid di dubbia qualità ma
evitate di venire all’Emirates, di seguire ogni partita dei Gunners solo per
essere pronti quando si tratta di
scagliarsi contro Wenger, Gazidis o chissà chi altro.
Occupatevi di altro, l’Arsenal sopravvivrà.
Sopravvivremo come abbiamo
fatto quando i vari Emmanuel Adebayor, Césc Fabregas, Samir Nasri e altri hanno
fatto le valigie per spiagge più attrezzate, noi ripartiamo e siamo sempre lì.
C’eravamo prima della maggior
parte di voi, certamente ci saremo anche dopo – perché l’Arsenal ha un futuro,
che si è costruito attraverso politiche lungimiranti anche se frustranti, e non
dipende dagli umori di un miliardario che ha bisogno di un giocattolino nuovo
ogni domenica; ci saremo perché negli anni abbiamo costruito una rete di
osservatori e una Academy che non smette di produrre calciatori di gran
livello; ci saremo perché noi siamo l’Arsenal, voi semplicemente il Club di un
petroliere russo o arabo.![]() |
Pazienza Arsène, pazienza... |
Sopravvivremo perché (per ora)
noi abbiamo Arsène Wenger: criticatelo, attaccatelo, sminuitelo,
ridicolizzatelo quanto volete ma ogni anno i ragazzi che lui pian piano
costruisce portano sistematicamente l’Arsenal in Champions League, giocando
pure il miglior calcio d’Inghilterra: gli togliete Nasri e lui pesca
Chamberlain, gli portate via Henry e lui scova Adebayor; quando perde Adebayor
trasforma un numero dieci bizzoso in un centravanti da trentasette gol in
stagione.
Avanti il prossimo, allora.
Se Robin van Persie vorrà
andarsene, la porta è la stessa che hanno attraversato altri nel recente
passato – finiti quasi tutti in disgrazia.
Di sicuro l’olandese, a
differenza di altri cui tenevamo un po’ meno, ha perso l’occasione per
trasformarsi in una leggenda del nord di Londra (che è sempre ROSSO): firmando
un nuovo contratto, avrebbe potuto assumere ad autentico idolo di tutti i Gooners del mondo, iscriversi ad un Club
esclusivissimo di cui fanno parte pochissimi eletti: Thierry Henry, Dennis
Bergkamp, Tony Adams, Pat Rice e una manciata di altri nomi illustri.
Purtroppo Robin ha deciso che quest’onore
non vale una Champions League o un titolo di Premier League.
Bisogna rispettare la decisione
di van Persie, per quanto sia impossibile condividerla.
Per chiudere, una nuova serie
d’incontri è prevista tra l’olandese e l’Arsenal nei prossimi giorni e tutto
(in teoria) potrebbe cambiare un’altra volta.
Che succede se, di fronte ad
un’offerta indescrivibile, il progetto diventasse di nuovo interessante?
Dopotutto l’ha fatto Wayne Rooney, perché non Robin?
Il problema è che – grazie a quella
sua lettera – sembra essersi giocato tutta la stima e l’affetto dei tifosi:
nessuno strappo è irreparabile, ci vorranno però tanto tempo e più di una
lettera di scuse da parte dell’olandese.
Paradossalmente, non so cosa
augurarmi: se parte per andare al Manchester City avrò la sensazione di aver
sprecato tutti gli anni in cui l’ho considerato un calciatore diverso, con
un’anima; se finisce alla Juventus sarò sorpreso dalla scelta, dal momento che
i bianconeri non sono certo migliori dell’Arsenal (né pagano di più); se invece
rinnova non saprei come fare per perdonarlo, e soprattutto resterebbe in piedi
la spinosa questione della fascia di capitano: può un capitano scrivere una
lettera simile e poi restare al suo posto? Può un giocatore influente come van
Persie vedersi togliere la fascia di capitano, pur essendo magari premiato con
un nuovo e ricco contratto?
Lascio a voi le risposte, io ho
già mal di testa.