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Olivier Giroud, protagonista in positivo, consola Mikel Arteta, suo malgrado protagonista in negativo |
Questo Arsenal non sa più vincere, nemmeno quando l’arbitro
regala un calcio di rigore all’ultimo secondo.
Il dato di fatto più preoccupante che emerge dall’ennesimo
pareggio interno di questa squadra è questo: nemmeno il vantaggio di due gol
dopo venti minuti contro un modesto Fulham è stato sufficiente per regalare tre
punti ad una tifoseria che, ancora una volta, ha mostrato tutto il proprio
sostegno ad una squadra che – per essere impietosamente franchi – non lo
meritava.
I gol di Giroud e Podolski sembravano essere due segnali
incoraggianti per un Arsenal in piena crisi esistenziale, reduce da troppi
risultati negativi ed una sola vittoria strappata in maniera fortunosa al
fanalino di coda Q.P.R all’Emirates Stadium, ed invece ancora una volta i
Gunners sono crollati e hanno seriamente rischiato, o forse addirittura
meritato, di perdere una partita che doveva assomigliare ad una passeggiata di
salute.
Sono bastati Berbatov e Bryan Ruiz a mettere in difficoltà
i padroni di casa, eternamente in ritardo a centrocampo e disuniti tra i
reparti: il costaricano ha avuto tutto lo spazio e il tempo per fare il bello e
cattivo tempo sulla trequarti mentre l’attaccante ex Manchester United si è
preso gioco a lungo sia di Mertesacker che di Koscielny come fossero
debuttanti.
La cosa che più mi fa’ rabbia, tuttavia, è vedere che
basta un minimo di buon senso ed astuzia, messi in mostra alla grande
soprattutto da Berbatov, per mandare in tilt una difesa che è lontanissima
parente di quella fortezza ammirata ad inizio stagione: non appena il Bulgaro
ha smesso di giocare da centravanti standard, andandosi a cercare i palloni
sull’esterno, ecco che i due centrali dei Gunners non sapevano più che fare e i
terzini restavano in inferiorità numerica di fronte agli attacchi degli ospiti.
Un canovaccio tattico evidente già dopo mezz’ora al quale
Arsène Wenger non ha voluto (o forse saputo?) trovare una risposta adeguata.
Tolto André Santos si credeva di aver eliminato il
problema della difesa dell’Arsenal ed ecco che improvvisamente anche il grande
Thomas Vermaelen finisce col commettere errori su errori.
Una casualità o un’impostazione che merita una piccola
riflessione da parte di Wenger?
Sono ormai tante stagioni che seguo i Gunners e mai come
in questi ultimi tre anni ho visto una tale confusione in campo: terzini che
salgono e non tornano, esterni di centrocampo che vagano per il campo senza mai
affondare il dribbling, centrocampisti che avanzano senza coordinazione
lasciando buchi enormi davanti alla difesa e una tale anarchia tra le linee da
esporre fatalmente tutti i difetti del singolo.
Francamente trovo infantile invocare la cessione di
questo o quel giocatore come giustificazione dello scempio visto in queste
settimane quando è l’impostazione tattica il problema più evidente.
L’Arsenal che faceva punti a incantava per solidità e
solidarietà era frutto di una condizione psico-fisica eccellente, condizione
che ora invece è ampiamente sotto la soglia di tolleranza eppure Arsène Wenger
non ha minimamente cambiato l’approccio alle partite, in casa come in
trasferta: perché?
Per quanto mi riguarda, questo sistema di gioco dovrebbe
essere rimesso in discussione visti i risultati del recente passato: quando
Wenger passò dal 4-4-2 all’odierno 4-5-1 lo fece per permettere a Cesc Fàbregas
di esprimere tutto il proprio potenziale, cosa poi regolarmente avvenuta, ma
perché continuare ora?
Adesso che anche Robin van Persie è partito, un altro che
ha potuto beneficiare alla grande della libertà di movimento in attacco, perché
costringere Podolski, Walcott, Ramsey e Arshavin in posizioni che non permettono
loro di giocare al massimo delle proprie possibilità?
Oliver Giroud, per quanto efficace e volenteroso, non è
un centravanti in grado di muoversi tanto dentro quanto fuori dall’area, come
faceva l’olandese, e beneficerebbe enormemente della presenza di un attaccante
rapido col quale dialogare in attacco, eppure è abbandonato al proprio destino
proprio come successo ieri con Brede Hangelande.
Io non vorrei più vedere il mio Arsenal lanciare palloni
lunghi verso l’area di rigore come fatto troppo spesso in questi mesi, voglio
il mio vecchio Arsenal che sapeva giocare palla a terra e scambiare stretto nei
pressi dell’area di rigore, facendo ammattire gli avversari e qualche volta
pure noi tifosi.
Abbiamo a disposizione uno dei settori di centrocampo più
promettenti al mondo e non facciamo altro che chiedere loro di appoggiare il
pallone all’indietro oppure lanciare sulle fasce per permettere ai terzini di
crossare il pallone verso l’area di rigore.
Sono arrabbiato e deluso da un Arsenal che appare sempre
più timoroso, preoccupato e prevedibile sia in attacco che in difesa; sono
soprattutto deluso da un Arsène Wenger che mai come ora sembra aver perso il
filo delle proprie idee, proponendo formazioni discutibili e scegliendo quasi
sempre gli stessi giocatori, a prescindere dalla forma.
A mio parere questo Arsenal ha bisogno di una scossa e,
forse, l’idea di schierare immediatamente due giocatori che operino STABILMENTE
in attacco potrebbe trasmettere alla squadra quell’audacia che manca terribilmente.
E per restare in tema di bisogni, continuo a non capire
come mai Arsène Wenger non senta mai la necessità di spiegare il perché di
alcune scelte e della sua testardaggine ad una tifoseria che sta sostenendo la
squadra in maniera impeccabile, di certo in maniera molto più passionale
rispetto alla sensazione che trasmettono i giocatori in campo.
COMMON ARSENAL!
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