Bella vittoria – niente da obbiettare – ma di fronte a
questo povero Reading è bene tenere in mente che la guarigione è ancora
lontana: ovviamente dobbiamo essere tutti più che contenti per il fragoroso
ritorno di Santi Cazorla dal recente appannamento, dal successo
dell’esperimento Walcott, dell’ennesima grande prova di Lukas Podolski e degli
incoraggianti segni mostrati da Alex Chamberlain, ma la vera buona notizia per
noi Gooners dev’essere la qualità
messa in campo da Jack Wilshere, finalmente trascinatore.
Il centrocampista inglese, ormai simbolo di quanto Arsène
Wenger voglia costruire, ha messo in campo tutte le sue qualità ed è riuscito a
farlo per tutta la partita, non solamente a tratti come visto dal giorno del
suo ritorno in poi.Sono passati due mesi dalla vittoria a casa del West Ham, questi tre punti servivano come il pane e l’Arsenal ha finalmente cominciato una partita come si deve, tenendo la concentrazione alta per lo meno fino al blackout che ha permesso al Reading di rientrare incredibilmente in partita.
E qui veniamo al tasto dolente della serata.
Nonostante i tre gol in appena trentacinque minuti, il
calcio scintillante che ci ha ricordato il miglior Arsenal e il suggello della
tripletta per Santi Cazorla, i Gunners
sono riusciti a spegnere improvvisamente la luce e permettere ad un Reading
fino a lì impresentabile di ritrovarsi due volte davanti al povero Szczesny,
infilato impietosamente per due volte in pochissimi minuti.
Quel pallone buttato via da Kieran Gibbs è lo specchio di
quanto i ragazzi di Arsène Wenger riescano improvvisamente a disconnettere
completamente la testa dalla partita, lasciandosi andare a leggerezze
inaccettabili al livello cui aspira l’Arsenal.Fortunatamente questa volta, a differenza di quanto successo in un passato non troppo lontano, i Gunners sono riusciti a correre subito ai ripari e affossare definitivamente le velleità dei Royals.
Proprio a proposito del gol della sicurezza, messo a segno da un indemoniato Theo Walcott, si è speso tanto inchiostro (tanto reale quanto virtuale) per sottolineare come il nazionale inglese abbia dimostrato di aver ragione nel volere a tutti i costi il ruolo di punta centrale, nonostante i tentennamenti di Arsène Wenger.
Siamo davvero certi che un singolo gol, messo a segno contro
una difesa tutt’altro che impenetrabile, valga come prova definitiva della
legittimità dei capricci di Walcott?
A quanto dice lo stesso giocatore, il suo rinnovo o meno
con l’Arsenal non è una questione di soldi ma di ruolo: Walcott vuole essere
certo di giocare da punta centrale prima di rinnovare il contratto, mettendo
Arsène Wenger con le spalle al muro
nonostante l’enorme lavoro fatto dall’alsaziano per rendere Walcott un
giocatore di calcio e non un semplice sprinter, come veniva definito l’ex giocatore
del Southampton fino a due anni fa.
C’era un giovane esterno velocissimo che non sapeva né
dribblare, né crossare ed invece oggi abbiamo un attaccante esterno letale in
zona gol e finalmente in grado di fare il passaggio giusto al momento giusto,
siamo sicuri che Arsène Wenger stia sbagliando nel farlo giocare largo sulla
destra?
Il manager ha più volte dichiarato pubblicamente che il
futuro di Walcott è da centravanti, a quanto capisco mancano ancora pochi
dettagli prima che la trasformazione sia completa: perché forzare la mano in
questo modo?
Mi auguro che Theo Walcott abbia la lungimiranza di
rinnovare il contratto e dare fiducia ad Arsène Wenger, altrimenti rovinerebbe
irrimediabilmente la propria carriera finendo in una squadra – il Liverpool, probabilmente
– che ne fermerebbe subito lo sviluppo completo, trasformandolo in un Lennon o
Defoe qualsiasi.
Se Arsène Wenger ha concesso quella maglia – la numero 14
– a Theo Walcott significa che ha tutte le intenzioni di fare con Theo quanto
fatto con Thierry Henry, altrimenti avrebbe fatto come fece con Cèsc Fabregas,
cui fu inizialmente rifiutata la maglia numero 4 di Vieira, e di van Persie,
cui non fu concesso di ereditare immediatamente la numero 10 di Bergkamp.
Consiglio a Theo Walcott di restare e rinnovare, seguendo
le orme di Jack Wilshere, Aaron Ramsey, Alex Oxlade-Chamberlain e Kieran Gibbs:
il nuovo Arsenal sta nascendo su basi belle solide, sarebbe un peccato perdere
un mattone che potrebbe fare tutta la differenza.
È ancora una questione di riconoscenza, la speranza
(labile) è che finisca diversamente rispetto alle ultime occasioni.
COMMON ARSENAL!
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