Poteva essere
una partita più complicata, però le scelte di Elie Baup e il bellissimo gol
iniziale di Jack Wilshere hanno immediatamente incanalato la contesa su binari
molto agevoli per i Gunners – forse addirittura troppo.
L’Olympique
Marseille visto all’Emirates Stadium – privo di Valbuena, Thauvin, André Ayew e
Fanni – è davvero poca cosa in confronto alle altre pretendenti alla
qualificazione e soprattutto in confronto all’Arsenal di scena ieri sera,
semplicemente troppo forte per l’avversario di turno.
La vittoria
non è mai stata in dubbio e francamente la partita in sé non ha molto di dire,
quindi vorrei concentrarmi su alcune prestazioni dei singoli e su un
particolare aspetto tattico emerso ieri durante quello che a tratti sembrava
più un allenamento che una partita di Champions League.
Partiamo da
Mesut Özil, ovviamente: non una prestazione eccelsa, molte imprecisioni nel
primo tempo e pure un rigore calciato male sul portiere – eppure le critiche mi
paiono eccessive: in una giornata evidentemente storta ha mandato a referto l’assist
per il gol della sicurezza di Jack Wilshere e ha aperto in due l’intera squadra
avversaria con una singola giocata, un colpo di tacco a centrocampo che ha mandato
a monte il pressing montato dal centrocampo dei francesi e aperto un corridoio
di quaranta metri per lo stesso Jack Wilshere; materiale da fuoriclasse
assoluto, un concentrato di tecnica, visione e coraggio che ci fa capire
(ancora una volta) cosa sarà in grado di produrre il tedesco una volta che sarà
completato il processo di ambientamento. Lasciamogli il tempo di integrarsi e
dimentichiamo il prezzo pagato per averlo a Londra, non è da quello che si
giudica un giocatore.
Come ho letto
da qualche parte ieri sera, ci sono due tipi di prestazioni mediocri: una
prestazione mediocre di un giocatore normale e una prestazione mediocre di un
giocatore come Mesut Özil; quando un giocatore come lui incappa in una
prestazione mediocre è comunque superiore a un qualsiasi giocatore normale in
una giornata non brillante – non dimentichiamolo.
Se in una
giornata storta ha comunque saputo incidere sul risultato, figuriamoci quando
sarà in forma.
Passiamo ora a
Jack Wilshere, autore di una prestazione brillante e decisivo con la sua
doppietta. Il primo gol è una perla, il secondo frutto di un inserimento intelligente in area e un tocco
preciso sotto porta e nel mezzo tanta sostanza, tanta corsa e finalmente una
maggiore lucidità palla al piede e pochissimi palloni persi.
Come ha detto
Arsène Wenger, Jack Wilshere si sta pian piano rendendo conto di poter
tranquillamente fare qualsiasi cosa faccia in questo momento Aaron Ramsey – e questo
lascia molto ben sperare per il futuro.
Abbiamo tra le
mani un giocatore appena 21enne in grado di poter giocare davanti alla difesa,
dietro le punte e su entrambe le fasce e garantire ovunque (quasi) lo stesso
rendimento; il lungo infortunio ce lo ha fatto un po’ dimenticare però adesso
il vero Jack Wilshere è pronto a riprendersi una maglia da titolare e fossi in
Mikel Arteta e Mathieu Flamini inizierei davvero a preoccuparmi.
Se non già
nell’immediato, la prossima stagione mi aspetto di vederlo dirigere la manovra
nella nostra metà campo e recuperare palloni a centrocampo per ripartire
immediatamente in progressione, con quella potenza che è diventata la sua
caratteristica più lampante.
Deve solo
imparare ad essere più disciplinato ma anche questo verrà col tempo.
Una parola
anche su Wojciech Szczesny e Nacho Monreal: il portiere polacco non è stato
molto impegnato ieri sera ma la sua parata sulla conclusione potente di Thauvin
è passata inosservata a troppi; la rapidità con cui è andato a terra per
coprire il palo alla sua sinistra e la reattività mostrata nonostante non abbia
visto partire il pallone sono state impressionanti – mi spiace ripetermi ma
certe cose alla sua età le ho viste fare (da molto vicino!) solo a Buffon.
Il terzino
spagnolo ha sfoderato l’ennesima prestazione solida, efficace e senza sbavature
non facendo rimpiangere affatto Kieran Gibbs, assente per influenza.
Peccato non
sia stato premiato a sufficienza nelle sue sovrapposizioni, avrebbe meritato
più considerazione dai compagni quando si è proposto per il cross dal fondo.
Un solo neo,
purtroppo ricorrente, che continua a farmi preferire Kieran Gibbs per il ruolo
di terzino sinistro: si lascia troppo spesso scavalcare dai cambi di gioco dell’avversario,
trovandosi l’avversario alle spalle e nessuna copertura verso l’area di rigore.
Un peccato veniale
ieri sera vista la pochezza offensiva dell’Olympique Marseille ma una tendenza
che potrebbe rivelarsi fatale contro avversari veloci e più determinati.
Detto ciò, avercene
di riserve così!
Chiusa la
parentesi sui singoli, a livello tattico abbiamo visto ancora una volta come il
pressing organizzato da Arsène Wenger stia diventando sempre più automatico e
fluido: Olivier Giroud attacca per primo, dà un colpo d’occhio dietro di sé per
capire chi lo segue e decide quanto intensamente andare a disturbare l’avversario:
se Mesut Özil accorcia sul centrocampista più arretrato e i due esterni coprono
i passaggi ai terzini, la manovra offensiva avversaria è già bloccata ancor
prima di iniziare.
Sono questi
meccanisimi a farci capire perché – improvvisamente – questo Arsenal si è
trasformato in un fortino quasi inespugnabile e gli avversari – chiunque essi
siano – faticano a creare occasioni da gol nitide.
Non ci sono
miracoli, solo lavoro quotidiano e maggiore solidarietà tra i giocatori e i
reparti: se Olivier Giroud parte lo si accompagna, anche quando sembra una
follia; allo stesso modo, se l’attaccante francese si guarda alle spalle e vede
che la squadra non segue allora evita di andare a pressare il portiere
avversario e riduce lo spazio tra le linee.
Una tattica
vecchia come il mondo che può essere fantastica quando applicata per bene
oppure fatale non appena la squadra non si muove all’unisono.
Quando la
manovra avversaria fatica ad arrivare a ridosso della linea difensiva, il
compito dei due centrali difensivi diventa molto più semplice e ogni
transazione difensiva può diventare occasione per una ripartenza veloce.
L’errore
commesso contro il Borussia Dortmund all’andata ha dimostrato quanto possa essere
pagata cara anche una singola disattenzione, il che è benefico per la squadra
affinché tutti restino concentrati e reattivi.
Per chiudere,
la partita di ieri ci ha confermato la solidità della squadra e la bontà delle
alternative a disposizione di Arsène Wenger: peccato per la qualificazione non
ancora archiviata, servirà ancora una buona prestazione a Napoli per chiudere
definitivamente i giochi e – se possibile – chiudere in testa al girone.
Non è una
formalità ma nemmeno un’impresa, ad ogni modo questa squadra mi lascia sereno
indipendentemente dall’avversario e dalla sfida in calendario.
Non è
magnifico?
COMMON
ARSENAL!
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