
La rivoluzione
del “nuovo” José Mourinho tarda a manifestarsi, tanto che qualche miscredente
potrebbe essere indotto a pensare che José Mourinho non voglia rivoluzionare un
bel niente e che voglia semplicemente continuare a vincere con il suo calcio
tattico e negativo – ricetta che gli ha portato enormi successi.
Non basta
tuttavia il solito vecchio approccio dell’Eletto per giustificare una
prestazione poco brillante da parte degli uomini di Arsène Wenger.
Sarebbe
riduttivo e poco obbiettivo dire che l’Arsenal sia finito con lo sbattere il
muso contro la linea difensiva della squadra ospite, dopotutto i Gunners hanno
saputo rendersi pericolosi solo durante gli ultimi dieci minuti della partita,
un po’ troppo poco per avanzare pretese e recriminazioni.
Prima di quegli
ultimi, palpitanti istanti di partita, l’Arsenal ha mantenuto un possesso palla
tanto oltraggioso quanto sterile e ha rischiato un paio di volte di farsi
sorprendere in contropiede, come ampiamente prevedibile alla vigilia.
Se volete, per
quanto assurdo possa suonare, gli uomini di Arsène Wenger hanno frenato i
propri istinti offensivi a causa della tattica difensiva del Chelsea.
Pur essendo
vecchia come il mondo, la strategia del Prescelto è sempre in grado di
disturbare l’avversario: sei giocatori puramente difensivi (Azpilicueta, Terry,
Cahill, Ivanovic, Ramires e Mikel), un guastatore in mezzo al campo (Lampard),
due velocisti sugli esterni (Hazard e Willan) e una punta che gioca in linea
con i centrali avversari, pronta a fiondarsi in profondità (Torres).
In questo modo
gli spazi nella metà campo del Chelsea sono ridotti all’osso, i terzini e i
centrali di centrocampo dell’Arsenal sono invitati ad avanzare vista la
posizione molto arretrata dei dirimpettai e non appena recuperato il pallone
ecco che viene lanciato in profondità sulle fasce o al centro, a seconda della
convenienza.
Le due ottime
occasioni avute dal Chelsea, ovvero la traversa di Lampard e il tiro fiacco di
Willian, sono nate proprio così ma per il resto non è che gli ospiti abbiano
combinato chissà che: hai voglia a dire che hanno tirato nove volte in porta,
sette di queste sono state conclusioni dalla distanza velleitarie e poco
convinte, tanto che mai Wojciech Szczesny ha dovuto davvero impegnarsi.
Inutile quindi
che qualcuno dica che tra le due squadre la più offensiva è stata il Chelsea,
gli uomini di José Mourinho non sono arrivati all’Emirates Stadium per vincere
ma unicamente per non perdere, giocando il solito catenaccio e contropiede.
In maniera
assolutamente speculare, entrambi i manager sapevano che perdere la sfida
sarebbe stato un colpo duro al morale delle due squadre perciò hanno preso meno
rischi possibili.
Naturalmente l’Arsenal
avrebbe dovuto provare un po’ più intensamente ma il terrore di farsi
sorprendere in contropiede e perdere anche questa è stato evidentemente troppo
forte, complici i sei gol ancora sul groppone dalla trasferta di Manchester.
Ne è nata una
partita equilibrata e a volte noiosa, una di quelle partite che di solito sono
decise da un singolo episodio, ad esempio – non so – un’espulsione o un rigore...
Prendiamoci
questo punto, l’ottima posizione in classifica e il buon rientro di Thomas
Vermaelen.
Pensiamo già a
West Ham, Newcastle e Cardiff prima del derby di FA Cup; c’è troppa carne al
fuoco per fermarsi a piangere su questo pareggio interno.
Avremmo dovuto
vincere ma attaccando di più avremmo anche potuto perderla, come successo con il Borussia Dortmund in casa.
E io le critiche di quella sera me le ricordo bene...
COMMON
ARSENAL!
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