
La partita è finita
dopo appena trentotto minuti, da lì in poi abbiamo assistito ad un monologo
tedesco più noioso delle serate di Sanremo.
Destra,
centro, sinistra.
Sinistra,
centro, destra.
Ripetere ad libitum.
Non avremmo
avuto il vantaggio del possesso palla a undici contro undici, figuriamoci con
un uomo in meno.
Non m’importa
granché delle statistiche della partita e gli 863 passaggi del Bayern contro i
222 dell’Arsenal raccontano unicamente della noia eterna che abbiamo tutti
dovuto subire nel secondo tempo.
Il dato di
fatto è che fino all’espulsione di Wojciech Szczesny, l’Arsenal era
completamente in partita e non temeva certo il confronto con i campioni in
carica di tutto. Se togliamo la magnifica conclusione di Kroos e l’altrettanto
splendida parata di Wojciech Szczesny, il Bayern non ha prodotto altro e ha
spesso subito l’intraprendenza di Alex Oxlade-Chamberlain e Jack Wilshere.
Durante il
primo quarto d’ora gli uomini di Arsène Wenger hanno messo davvero paura all’avversario,
sprecando malamente un rigore con Mesut Özil.
E qui apro la
prima parentesi.
La maniera in
cui Mesut Özil ha calciato il rigore è stata oscena, esattamente come successo
contro l’Olympique Marsiglia, però la giocata con cui se l’è procurato è stata
tutto l’opposto.
È stato
piuttosto evidente come l’errore lo abbia condizionato per il proseguio della
sfida, però a chi dice che da quel momento in poi è sparito rispondo che – al pari
di tutti gli altri – si è applicato alla perfezione in fase difensiva e non ha
mai fatto mancare il proprio appoggio a Nacho Monreal, correndo tantissimo dal
primo all’ultimo minuto.
Nel ruolo di
esterno sinistro e con Rafinha e Robben come dirimpettai, Mesut Özil non poteva
certo fare molto altro che portare il pallone il più lontano possibile dalla
propria trequarti, sapendo perfettamente che non avrebbe potuto creare nulla di
concreto visto l’assetto della squadra. Guadagnare forse una rimessa, magari
una punizione e poi tornare ad aiutare in difesa.
Nessun altro
avrebbe potuto fare qualcosa di diverso nelle condizioni in cui si trovava
Mesut Özil – giusto calciare meglio il rigore.
Scampato il
pericolo, ovviamente il Bayern Monaco ha preso un po’ di fiducia e ha iniziato
a far girare bene il pallone, senza tuttavia trovare un varco veramente
pericoloso se non in du occasioni: la prima grazie ad una bella incursione di
Alaba, il cui retropassaggio per Robben e la successiva conclusione dell’olandese
hanno trovato il corpo di Per Mertesacker a respingere; la seconda ancora con
Robben, pescato alla grande da Kroos e steso da Wojciech Szczesny in uscita
disperata.
Seconda
parentesi.
Il rigore è
sacrosanto, l’espulsione una cretinata.
Wojciech
Szczesny non ha volontariamente interrotto una chiara occasione da gol ma è
uscito su un pallone vagante, cercando di anticipare Robben; missione fallita
perché l’olandese è arrivato prima, quindi contatto inevitabile tra i due e
rigore giustamente concesso agli ospiti.
Perchè il
cartellino rosso, allora?
La palla
toccata da Robben stava rotolando verso la linea di fondo e non è affatto
sicuro che l’olandese l’avrebbe recuperata in tempo per provare a concludere a
rete, quindi non penso si possa davvero parlare di chiara occasione da gol.
Se la era,
anche Boateng era a rischio rosso perchè Mesut Özil lo ha saltato netto e si
trovava quindi a tu per tu con Neuer – quindi con una chiara occasione da gol
sul piede.
Wojciech
Szczesny avrebbe meritato il rosso qualora si fosse disinteressato del pallone,
se avesse fatto un’uscita da kamikaze in gioco pericoloso ma non può essere
cacciato per aver provato ad intercettare un pallone a metà trada tra lui e
Robben.
Non è una
questione di regole ma di buonsenso, quello che Rizzoli ancora una volta ha
dimostrato di non avere.
Da quel
momento in poi, con la complicità di una prima sostituzione impiegata per
togliere l’infortunato Kieran Gibbs e rimpiazzarlo con Nacho Monreal, la partita è finita.
Come si può sfidare
la migliore squadra attualmente in circolazione con un uomo in meno ed una sola
sostituzione a disposizione?
Come ci si può
battere contro giocatori che muovono il pallone senza sosta e possono mandare
in campo tre uomini freschi in qualsiasi momento, mentre tu hai già la lingua
che penzola fino alle ginocchia e inizi ad avere la vista appannata?
L’Arsenal ha
tenuto fin che ha potuto, ha diligentemente seguito i movimenti ondulatori
degli avversari per chiudere tutti gli spazi e provato a mantenere la porta di
Lukasz Fabianski inviolata – però si è dovuto arrendere alla conclusione
imparabile di Kroos, un gioiello di balistica.
Arrivato lo
zero a uno, la missione era chiudere ancora di più gli spazi e provare a tenere
aperta la qualificazione in vista del ritorno – missione purtroppo fallita
proprio in prossimità del traguardo.
Terza – e ultima
– parentesi.
Avremmo dovuto
gestire molto meglio il calcio di punzione che ha fatto da preludio al gol di
Müller, però a mio avviso l’errore principale lo ha commesso Lukasz Fabianski
in occasione del secondo gol: la sua uscita a mezza via – non troppo vicino a
Müller ma lontano dalla linea di porta – ha trasformato un colpo di testa tutto
sommato innocuo in una conclusione imprendibile, mettendo forse la parola fine
al viaggio dei Gunners in Europa.
In una partita
in cui sarebbero stati i dettagli a fare la differenza, un errore del genere
pesa come un macigno – soprattutto nel momento in cui è arrivato.
Chiuse tutte
le parentesi, cosa resta?
Resta l’orgoglio
di aver visto una squadra lottare nonostante l’inferiorità numerica e cercare
di tenere viva la qualificazione fino all’ultimo; resta l’impressionante
energia con cui gli uomini di Arsène Wenger hanno giocato fino all’espulsione
di Wojciech Szczesny; resta l’approccio davvero ottimo avuto alla partita, come
non si è visto per molto tempo; resta un’atmosfera finalmente adeguata all’interno
dell’Emirates Stadium, merito della grande iniziativa del gruppo Red Action e sponsorizzata
dal Club; resta infine la convinzione che questa squadra non abbia ancora detto
l’ultima parola – in Premier League, in FA Cup e nemmeno in Champions League.
Ora non resta
che prepararsi ad affrontare il Sunderland, poi godersi qualche giorno di
riposo e preparare al meglio un mese di Marzo che si annuncia davvero
eccitante.
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