La partita di
stasera ci dirà tantissimo circa l’avvenire di questa squadra.
Il fatto che
si giochi contro il Manchester United, rivale di sempre, non facilita certo le
cose perché – seppur nella versione peggiore vista negli ultimi dieci anni – i Red
Devils sono perfettamente in grado di affossare un po’ di più questo Arsenal
nelle sabbie mobili dentro le quali sembra essersi infilato.
L’umiliazione
subita a Anfield non è che un piccolo passo verso una triste discesa, il
problema è che dibattersi senza logica potrebbe portarci a venire risucchiati
sempre più giù.
Non voglio
essere disfattista ma la sconfitta dell’ultima partita, associata alle critiche
che sono piovute da ogni angolo e ai piccoli e grandi segni di malessere emersi
dallo spogliatoio hanno messo i Gunners in una posizione molto delicata,
facendo tornare in superficie i fantasmi del 2008 e del 2011.
Questa sera
serve senz’altro una reazione, però quale?
Bisogna
fiondarsi all’arrembaggio per scacciare la paura e provare a battere il
Manchester United?
Non penso.
Soprattutto
visto che nessuno degli uomini di Arsène Wenger sembra essere particolarmente
in forma in questo momento.
Di fronte –
pur occupando un misero settimo posto in classifica – ci sono Robin van Persie,
Juan Mata e Wayne Rooney, non Dimitar Berbatov e Steve Sidwell.
Sarà bene non
dimenticarlo.
La partita di
stasera sarà bene interpretarla con il piglio della squadra pronta alla
battaglia, pronta a puntare tutto su solidarietà e compattezza e pronta ad
aspettare il momento giusto per colpire.
Non penso ad
un Arsenal chiuso in difesa per frenare gli ardori del trio nominato qualche
riga più su, penso piuttosto ad un Arsenal che protegge la linea difensiva con
un buon filtro a centrocampo e rilancia velocemente l’azione di Mesut Özil,
Santi Cazorla e il terzo componente della linea a supporto di Olivier Giroud.
Subire gol per
primi rappresenterebbe uno scenario da incubo per la squadra, scottata dalla
tempesta di occasioni concesse al Liverpool e inevitabilmente più fragile a
livello mentale, soprattutto quando la palla l’hanno gli altri.
Come successo
contro il Chelsea dopo la scoppola rimediata a casa del Manchester City, gli
uomini di Arsène Wenger dovrebbero andarci piano con le proiezioni offensive e
badare a controllare il ritmo della gara nella fase iniziale, per impedire all’avversario
di approfittare dei minuti durante i quali l’Arsenal cercherà l’assetto
migliore.
Controllato il
ritmo e restaurata la tranquillità nelle menti di tutti, ecco che allora
potremo iniziare a fare male ad una retroguardia tutt’altro che impenetrabile,
soprattutto per vie centrali.
Non sono i
Johnny Evans nè i Phil Jones o Chris Smalling i veri ostacoli per i nostri
attacchi – gli unici nostri avversari saranno nella nostra testa stasera.
Una volta
dominate le nostre paure sapremo dominare anche un avversario più che
abbordabile viste le enormi difficoltà che ha messo in mostra fino a qui, non
ultime le imbarazzanti e inesistenti manovre offensive con le quali i ragazzi
di David Moyes hanno provato a sconfiggere il temibile Fulham ultimo in
classifica (81 cross in totale, roba da scapoli contro ammogliati).
Stasera non
abbiamo nessun avversario da battere sul campo, se non noi stessi.
Non c’è
Manchester United che tenga davanti ad un Arsenal concentrato, solidale e
determinato.
È ora che l’Arsenal
sconfigga se stesso e si scrolli di dosso queste sabbie mobili, lasciandosi
alle spalle critici e pessimisti.
Arsène Wenger recupera
il solo Yaya Sanogo rispetto alla sconfitta di Anfield, con poche possibilità
che il francese vada anche solo in panchina, e la mia sensazione è che saranno
pochissimi i cambi rispetto alla débacle di sabato – non fosse altro che per lo
spirito di rivalsa che i reduci di Liverpool avranno.
Potrebbe
esserci spazio per Kieran Gibbs e Tomas Rosicky al posto di Nacho Monreal e
Alex Oxlade-Chamberlain ma poco altro.
Questi gli
undici che mi aspetto di vedere in campo tra poche ore:
Szczesny,
Sagna, Mertesacker, Koscielny, Gibbs, Arteta, Wilshere, Cazorla, Özil, Rosicky,
Giroud.
In panchina:
Fabianksi, Monreal, Jenkinson, Oxlade-Chamberlain, Gnabry, Podolski, Bendtner.
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