
Abbiamo perso al Britannia Stadium contro lo Stoke City.
Impresa riuscita anche al Chelsea, giusto per citarne
una.
La stagione dell’Arsenal è finita sabato, a leggere molti
dei vostri commenti; sconfitti a casa dello Stoke City, i Gunners come sempre
si sono sciolti nel momento più importanti della stagione – mettendo a nudo la
pochezza della rosa, l’incapacità tattica del proprio manager e l’inesistente
strategia sul mercato del proprio direttivo.
Con quattro punti di ritardo dalla vetta e dieci partite
da giocare – tra cui gli scontri diretti per la corsa al titolo – il campionato
dell’Arsenal è finito.
Già fuori anche dalla Champions League nonostante la gara
di ritorno da giocare, ai Gunners resta una speranza in FA Cup, anche se il
fatto che il Manchester City sia ancora in corsa non è un fatto secondario.
In sostanza, un’altra stagione si avvia alla conclusione
e i Gunners resteranno a mani vuote – marchiando l’ennesima annata con la
parola FALLIMENTO.
Come sempre – come da nove anni a questa parte.
Basta una sconfitta, una fottutissima sconfitta a casa di
una squadra che a domicilio ha perso solo due volte in stagione, per mandare
tutto all’aria.
Per scoprire che il nostro manager è un incompetente, per
rendersi conto che a questa squadra manca Dimitar Berbatov, che Laurent
Koscielny è un difensore ridicolo e che il nostro attacco è penoso.
E ovviamente Mesut Özil è stato pagato troppo e non ha
rendimento degno del suo ingaggio.
Bastano novanta minuti sbagliati e l’Arsenal è una banda
di brocchi.
All’improvviso là fuori ci sono centinaia di giocatori
che farebbero meglio di quelli che – fino a prova contraria – sono stati in
cima alla classifica per parecchie settimane e hanno superato un girone di
Champions League dal quale non tutti sarebbero usciti indenni.
All’inizio della stagione il pessimismo regnava sovrano,
trai i tifosi quanto tra i media (ma questa non è una novità) e poi una volta
che la squadra ha sorpreso tutti per determinazione ed efficacia – ecco che il
salto sul carro dei vincitori è diventato lo sport più popolare su Facebook e
Twitter.
Poi, non appena sono iniziati i problemi – eccovi tutti
allineati coi fucili puntati su Arsène Wenger, oppure questo o quel giocatore.
Quando abbiamo vinto sette partite di fila, tutti ad
applaudire.
Quando abbiamo perso una partita e pareggiato la seguente
– o vice versa – tutti infuriati con la squadra.
Sapete che abbiamo perso due partite di fila in una sola
occasione quest’anno?
Sapete che non siamo mai stati più di tre partite senza
vincere?
Questo ruolino di marcia merita molto più rispetto di
quanto tanti di voi sono disposti a riconoscere alla squadra e al suo manager.
E io non posso più accettarlo.
Non mi starò certamente facendo tanti amici, poco
importa.
Non ne posso più dei giudizi volatili emessi di volta in
volta dopo una partita, o durante.
Non si può perdere di vista il quadro generale della
stagione, quanto fatto dalla squadra fino al momento della sconfitta e
concentrarsi sempre ed unicamente sul momento presente.
Una squadra è destinata ad avere giornate no e momenti
difficili, se il vostro unico apporto in quel preciso istante è lo sputare
insulti su tutto e tutti allora non posso considerarvi tifosi.
La mia vicinanza alla squadra è cresciuta a dismisura
negli ultimi nove anni, molto più di
quanto non abbia fatto per il Double del 1998 e del 2002, la stagione degli
invincibili del 2004 o la coppa d’Inghilterra del 2005.
Quei momenti non sono stati altro che la ricompensa per i
momenti duri vissuti prima di ogni trionfo, perché più del trofeo in sé valgono
più i momenti vissuti nell’attesa di quella vittoria.
Ripensando alla grande stagione degli Invincibili, il
ricordo più bello è tirare fuori le dichiarazioni di Arsène Wenger della
stagione precedente nelle quali diceva che finire la stagione imbattuti non era
un’utopia.
E tutti giù a ridere.
E se penso al record di gol di Thierry Henry a casa dello
Sparta Praga ripenso a chi lo ha definito un flop dopo una manciata di partite.
Che occhio!
E Freddie Ljungberg? E Robert Pires? E Kolo Touré? E Cèsc
Fàbregas? Chi sono questi bidoni che Arsène Wenger ha pescato chissà dove e coi
quali pensa di vincere qualcosa?
E come fa il Professore a puntare ancora su Tony Adams dopo
i problemi con l’alcool e l’età che avanza? Tutti giudizi che molti di voi – a leggere
i vostri stessi commenti – avrebbero sottoscritto e sostenuto all’epoca - salvo
poi saltare di gioia quando Steve Bould ha lanciato in profondità e Tony Adams
ha scaraventato il sinistro nell’angolo lontano.
Se poi vogliamo stare sui fatti più recenti, mi basta
farvi un nome: Aaron Ramsey.
Chissà come mai Arsène Wenger continua a farlo giocare e
gli ha pure rinnovato il contratto...
La stagione non è finita, potremmo tanto vincere il
campionato quanto non farlo.
E allora?
Come tutti voi (credo) vorrei tanto che i Gunners
vincessero il campionato e pure la FA Cup – a differenza di molti di voi però
non ne farò una colpa alla squadra se non ci riuscirà.
Non sarà un fallimento, non sarà una catastrofe e rimarrò
vicino al mio manager e ai miei giocatori perché mi ricordo quali sono state le
reazioni alla sconfitta casalinga contro l’Aston Villa e ho bene in mente come
sanno giocare questi giocatori.
So quanto hanno dato tutti e non dimentico il fatto che
tutti – TUTTI – hanno dimostrato attaccamento e impegno più che sufficienti per
meritare il mio sostegno.
Tra giovani non adeguati, giocatori bolliti e scarti di
questo o quel Club, Arsène Wenger ha messo insieme una squadra in grado di
lottare alla pari con le migliori squadre d’Inghilterra e d’Europa.
Vi rimando alla dichiarazione di Dennis Bergkamp – un altro
dei flop che sono sbarcati a Londra – e v’invito a chiedervi se voi tifate
Arsenal oppure se a voi piace l’Arsenal con i trofei.
Io tifo Arsenal,e soprattutto l'Arsenal di Wenger,che non solo può ancora portare a casa il campionato,ma riesce sempre a tenere testa a squadre che spendono senza ritegno e logica alcuna.Una stagione come questa?Indiscutibile!
RispondiEliminaA leggere alcuni commenti pare che una stagione senza trofei sia automaticamente un fallimento. Un modo di ragionare troppo infantile
Elimina