
Come accade
troppo spesso, l’Arsenal ha iniziato a ritmi troppo blandi.
Incapaci di
verticalizzare in maniera rapida e farsi trovare smarcati in zone pericolose, i
centrocampisti di Arsène Wenger si sono divertiti a giocare a nascondino per
tutto il primo tempo – rendendo la vita più che facile al West Ham.
Per qualche
strano motivo, pareva che lo spartito tattico della partita fosse costantemente
letto al contrario dai giocatori: possesso palla preciso e movimento costante
nella propria trequarti, accelerazioni supersoniche e nessuna idea negli ultimi
trenta metri.
Anziché
aggredire subito l’avversario con un pallone verticale tra difesa e attacco,
per poi muovere gli uomini nei pressi dell’area di rigore avversaria, l’Arsenal
ha impiegato secoli per portare la palla verso la porta avversaria per poi
spercare tutto con improbabili triangoli (che non avevano nessuna possibiltà di
riuscita) e azioni solitarie esagerate.
Ovvio quindi
che il portiere avversario non avesse troppo da fare, altrettanto ovvio che ad
un certo punto sarebbero stati gli ospiti a passare in vantaggio.
Non perché lo
meritassero, semplicemente perché sappiamo tutti molto bene che i Gunners sono
sistematicamente puniti quando non riescono a costruire azioni pericolose e
finiscono con creare disordine in campo.
Forse il gol
di Jarvis è servito a dare una svegliata alla squadra, far capire ai giocatori
che salire di una marcia era il minimo da farsi per sperare di ribaltare il
risultato e continuare a credere nella qualificazione alla prossima Champions
League.
Non so se sia
stato quello, però da quel preciso momento in poi la squadra si è scrollata di
dosso la timidezza e ha iniziato a pressare più alto, far girare il pallone più
velocemente e portare più uomini in aree interessanti del campo: non fosse
stato per il rinvio sbilenco della difesa ospite e un passaggio sontuoso di
Santi Cazorla, tuttavia, avremmo finito il primo tempo sotto di un gol e allora
la missione sarebbe stata molto più complicata.
La partita di
ieri l’hanno vinta l’esperienza e il carattere degli uomini mandati in campo da
Arsène Wenger più che le ovvie qualità tecniche – troppo spesso latitanti negli
ultimi tempi – dei nostri giocolieri, per questo è ancora più importante: è
bello sapere che calciatori dal grande bagaglio tecnico sono pronti a
rispondere nella maniera giusta in partite come quella di ieri, quando le
giocate non riescono quasi mai a causa della mancanza di fiducia e della
stanchezza.
Grazie a
vittorie come quella di ieri tornerà un po’ di autostima e i vari Santi
Cazorla, Mesut Özil e compagnia saranno molto più efficaci proprio nel momento
più importante della stagione, una prospettiva allettante viste le sfide che ci
attendono.
Olivier Giroud
aveva bisogno come il pane di un gol come quello di ieri, Santi Cazorla di
tornare decisivo con un’intuizione che nessun altro poteva avere e Lukas
Podolski di ritrovare la rete e il piacere di finire una partita per intero –
cosa che gli succede molto di rado.
Inoltre ci
mettiamo il primo assist di Aaron Ramsey dopo l’infortunio, la ritrovata
sicurezza della coppia centrale in difesa e la brillantezza di Mikel Arteta e
Thomas Vermaelen – finalmente tornati i guerrieri che conosciamo.
Le sabbie
mobili sono state sconfitte, anziché precipitare nel baratro ne stiamo uscendo,
un passo alla volta.
Non è stata
una prestazione scintillante, non è stata una serata memorabile ma è stata una
di quelle partite che torneranno molto utili alla squadra per ricordare quanto
possa essere forte e solida, concetti che abbiamo lasciato ad Anfield, Stamford
Bridge o all’Etihad Stadium, pezzo per pezzo.
C’è ancora
tanto da fare, tanto per cui lottare e due traguardi da raggiungere.
Questo Arsenal
può farcela se solo si ricorderà quanto possa essere forte.
Come on, you
Gunners!
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