
Sono serviti
quasi due giorni per recuperare un livello di obbiettività accettabile prima di
scrivere queste righe.
Vi avviso in
anticipo, non sono ancora del tutto lucido quindi il pezzo che segue sarà un
riassunto parziale di quanto successo in un pomeriggio indimenticabile, durante
il quale è successo di tutto e di più: di quel tutto, ammetto di aver
completamente rimosso gli aspetti più negativi.
Non sono
abbastanza imparziale per chiedere le dimissioni di Arsène Wenger in seguito al
successo, visto che a quanto pare avremmo dovuto vincere minimo cinque a zero
perché si potesse davvero festeggiare – quindi siete tutti informati di ciò che
andrete a leggere.
L’inizio è
stato incredibile: sotto di due dopo otto minuti, vicini al crollo definitivo
se non fosse stato per il provvidenziale salvataggio sulla linea di Kieran
Gibbs dopo poco più di dieci minuti.
Se Jack
Wilshere e Tomas Rosicky hanno detto essersi sentiti male fisicamente dopo l’inizio
shock, io non ero da meno.
Non poteva
andare così, non era giusto strapparci via dal sogno così presto e in maniera
così brutale.
Un gol
fortunoso di Chester dopo tre minuti e il raddoppio di Davies cinque minuti più
tardi sembravan o aver già chiuso la partita – e invece...
Vista col
senno di poi, è stata la partita perfetta per festeggiare il ritorno al
successo del Club.
Vista in
diretta son volate parole poco cattoliche.
Fortuna che
Santi Cazorla e le sue nuove scarpe (impresentabili) abbiano indovinato la
traiettoria perfetta e riaperto la sfida con una punizione magistrale, perché
da quel momento in poi la storia è cambiata di netto.
Per quanto
fossero riusciti a segnare due gol, gli avversari non sembravano affatto
pericolosi nè parevano aver trovato la chiave per annientare l’Arsenal –
semplicemente stavano approfittando del terrore che attanagliava gli uomini di
Arsène Wenger e sono riusciti a colpire con l’unica arma a disposizione, i
calci da fermo.
Quindi una
volta che Santi Cazorla ha riacceso la speranza, la partita ha preso un’altra
piega.
I nervi si
sono calmati, il panico è pian piano sceso e l’Arsenal ha dominato il resto
della partita.
Certamente
avremmo tutti preferito che Mikel Arteta e compagni alzassero il ritmo per
cercare il pareggio in maniera più rapida – tuttavia la sensazione è che il
vento avesse cambiato direzione.
È toccato
aspettare fino al settantesimo per poter finalmente arrivare al pareggio, è
stata necessaria la zampata sotto misura di Laurent Koscielny per affossare
definitivamente l’avversario e avvicinare ancora di più la coppa alla bacheca
dell’Emirates Stadium.
In seguito ad
un calcio d’angolo calciato da Santi Cazorla, un rimpallo ha fatto arrivare il
pallone vicino al difensore francese, rapidissimo nel girarsi e far scivolare
il pallone tra le gambe di McGregor e in fondo al sacco (rischiando peraltro la
caviglia).
Due a due, il
grosso del lavoro era fatto.
Con venti
minuti da giocare e l’Hull City fisicamente e moralmente azzerato, non restava
che chiudere definitivamente i conti.
L’occasione
perfetta è capitata appena cinque minuti dopo, quando un cross basso di Yaya
Sanogo è sfilato tra una selva di gambe e si è fermato sul piede di Kieran
Gibbs a non più di due metri dalla porta, però il terzino inglese anziché
calciare di prima intenzione ha stoppato il pallone e perso l’attimo giusto –
finendo con lo sparare in curva l’occasione per la vittoria.
Ammetto di
aver cominiciato ad esultare non appena ho visto il pallone arrivare sul piede
di Kieran Gibbs – e ammetto pure di non essere riuscito a cambiare espressione
per i successivi cinque minuti d’orologio.
Dentro di me
cercavo di scacciare l’orribile presentimento che l’aver sbagliato un’occasione
del genere avrebbe presentato un conto salatissimo da pagare.
La sofferenza
era lungi dall’essere terminata, si prospettavano i tempi supplementari e i
rigori per decidere la sfida – un’ipotesi che mi terrorizzava, a dir poco.
Certo, se l’arbitro
Probert avesse fischiato uno dei tre rigori lampanti che ci spettavano, avremmo
tutti sofferto molto meno – però a Wembley a quanto pare esiste una regola che
dice che l’Arsenal non può avere calci di rigore a favore.
Prima Olivier
Giroud cinturato al collo da Huddlestone, poi un intervento di mano di
Livermore su cross di Mesut Özil e infine due interventi in ritardo su Santi
Cazorla prima da parte di Davies e poi di Meyler.
Probert ha
lasciato correre ad ogni occasione, come se niente fosse.
E quindi si
finisce ai supplementari, durante i quali Olivier Giroud centra la traversa con
un perentorio colpo di testa e lo spettro dei calci di rigore diventa via via
più reale.
Ma qualcuno
aveva dimenticato di fare i conti con Aaron Ramsey: palla recuperata da Mikel
Arteta, verticalizzazione per il gallese che però cincischia con il pallone; il
contropiede si ferma, Aaron Ramsey appoggia all’indietro per lo spagnolo che
immediatamente consegna il pallone al neo entrato Jack Wilshere; l’inglese
avanza e poi trova il varco giusto per imbeccare Yaya Sanogo in area di rigore,
bravo a difendere il pallone dalla pressione dei marcatori avversari e toccarlo
quanto basta per servire Olivier Giroud; l’attaccante è in una posizione
sfavorevole, l’avversario lo costringe ad allargarsi sulla destra e lo
allontana dalla porta, però con un colpo di genio Olivier Giroud serve di tacco
l’accorrente Aaron Ramsey – che di prima intenzione insacca sul palo di
McGregor.
Apoteosi
assoluta. Sensazione indescrivibile.
C’è ancora
tempo per rovinare tutto e Per Mertesacker (con la collaborazione di Lukasz Fabianski)
ci va molto vicino: il tedesco controlla di petto un pallone innocuo ma
improvvisamente scivola, lasciando via libera ad Aluko; il nigeriano avanza,
salta Lukasz Fabianski in uscita inutilmente disperata e prova a centrare lo
specchio della porta da posizione molto angolata, non riuscendoci per fortuna.
Credo di non
aver respirato per un minuto buono, poi finalmente la palla è uscita e il gioco
ha potuto riprendere per l’ultima azione della partita.
Tomas Rosicky,
ben imbeccato da Jack Wilshere, avrebbe potuto chiudere definitivamente i conti
ma il suo tiro cross è stato respinto sulla linea da Chester, poi Probert ha
decretato la fine.
Ce l’abbiamo
fatta, abbiamo interrotto quel maledetto digiuno che durava da troppo tempo.
Sono finiti i
tempi delle battutine sul solito vecchio Arsenal, adesso è venuto il momento di
innaffiare Arsène Wenger con lo champagne (grazie, Lukas Podolski!), di
festeggiare con i tifosi e di godersi il momento della vittoria.
Arrivata nella
più Arsenalesca dei modi!
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