
Nell’anteprima
di sabato mi chiedevo se gli uomini di Arsène Wenger avrebbero avuto energie e
stimoli a sufficienza per avere la meglio sul volenteroso Leicester City.
La risposta
che ha dato il campo è stata senza appello: no.
Troppo lenti,
troppo imprecisi, troppo disuniti, i Gunners sono riusciti in qualche modo a
passare in vantaggio grazie al secondo gol consecutivo di Alexis Sanchez – l’unica
buona notizia del pomeriggio – salvo poi farsi recuperare immediatamente da
Ulloa e rischiare la sconfitta nel finale di partita.
I padroni di
casa si sono difesi con ordine e tenacia, tuttavia l’Arsenal non ha mai davvero
dato l’impressione di poter tornare in vantaggio e fatico a ricordare qualche
vera occasione da gol, ciò nonostante i 24 tentativi registrati durante la
sfida.
Non ho ancora
capito come siano calcolate le occasioni da gol, se vogliamo considerare la
conclusione in tribuna di Mathieu Flamini, allora qualsiasi squadra può facilmente
crearne cinquanta a partita.
Nonostante un
possesso palla mai inferiore al 60% e il fatto di aver giocato la maggior parte
della partita nella trequarti avversaria, gli uomini di Arsène Wenger hanno
saputo trovare solo tre falle nella difesa ospite e hanno capitalizzato una
sola volta, sintomo del tanto lavoro che resta ancora da fare per ritrovare
fluidità e pericolosità in attacco.
Non voglio
addentrarmi in discussioni tattiche circa il nuovo modo di giocare impostato da
Arsène Wenger, voglio solo sperare che abbia in mente qualcosa di eccezionale
perché sacrificare Mesut Özil a sinistra sarebbe una scelta più che discutibile
dopo la cifra invesitita e soprattutto dopo aver rifiutato il ritorno di Cesc
Fàbregas.
Il tempo ci
dirà qual è l’idea di Arsène Wenger, per ora io vedo solo tanta confusione – e non
mi piace per niente.
Avremmo potuto
e dovuto vincere perché il Leicester City,
per quanto arcigno, è sembrato un avversario mediocre: perché allora non
ci siamo riusciti?
Personalmente
ho due opinioni al riguardo: in primis abbiamo lasciato in campo un difensore
centrale che visibilmente non poteva colpire di testa a causa dell’infortunio,
inoltre abbiamo costantemente cercato la soluzione più complicata possibile
quando ci siamo trovati nei pressi dell’area di rigore avversaria, vanificando
spesso azioni promettenti.
E Yaya Sanogo?
Ha avuto una
giornataccia, non più non meno di tanti altri.
Anzi, quando è
uscito siamo sembrati subito molto meno pericolosi – il che dovrebbe far
riflettere.
Si è mosso, ha
lottato, ha creato spazi nonostante non sia davvero pronto per guidare l’attacco
dei Gunners.
Impossibile e
inutile prendersela con lui, se vogliamo prendercela con qualcuno allora puntiamo
il dito contro Arsène Wenger che affida al ragazzo un compito così difficile.
Forse ha
ragione l’alsaziano e Yaya Sanogo a Gennaio sarà il centravanti più forte dell’intera
Premier League, fatto sta che adesso sembra tutt’altro. Di certo Arsène Wenger
non si tirerà indietro e continuerà a farlo giocare perché Yaya Sanogo è la sua
personalissima missione, quindi meglio abituarsi e sperare per il meglio.
Mettiamoci l’anima
in pace, godiamoci il delirio dell’ultimo giorno di mercato e dimentichiamo
Leicester. Tra due settimane si ricomincia.
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