
Ottantotto
minuti di noia, sofferenza e frustrazioni.
Quattro minuti
di follia.
Il racconto
della partita è più o meno tutto qui.
L’incontro di
ieri sera ci ha confermato ancora una volta – se mai ce ne fosse stato bisogno –
che il nuovo modulo è tutt’altro che assimilato e che i giocatori non sanno che
fare in campo.
Ovviamente non
sarà solo una questione di modulo, però per qualche strano motivo ogni volta
che Arsène Wenger mette in campo la squadra con questo 4-1-4-1 finiamo con l’offrire
prestazioni confuse e inconcludenti.
Continuo a
pensare (o dovrei dire sperare?) che l’idea che l’alsaziano ha in mente sia
talmente meravigliosa che questi stenti d’inizio stagione siano inevitabili;
continuo a dirmi che un bel giorno, proprio mentre mi sto disperando per questa
soluzione tattica, la squadra giocherà un calcio talmente impressionante che
gli avversari decideranno perfino di non scendere in campo per evitare una
figuraccia, accettando lo zero a tre a tavolino come la più onorabile delle
sconfitte possibili.
Al momento,
tuttavia, siamo leggermente lontani da quel risultato.
È bastata una
banda di ragazzini vestiti di un orrendo viola scuro a metterci in difficoltà,
anche se ad onor del vero nemmeno i padroni di casa avevano combinato granché
fino al gol.
Però la
velocità delle loro ripartenze e l’intensità del loro gioco hanno intrappolato
i Gunners e costretto gli uomini di Arsène Wenger ad una drammatica rimonta finale.
Giocando con
ali vere e allargando il campo, l’Anderlecht ha saputo approfittare al meglio
della tendenza ad accentrare il gioco messa in mostra dall’Arsenal, la cui
abbondanza in campo di trequartisti ha ovviamente generato un traffico che
nemmeno sull’autostrada del sole il primo di Agosto.
Mentre Santi
Cazorla, Jack Wilshere, Aaron Ramsey e Alexis Sanchez si tamponavano (letteralmente,
sul finale di partita) a ridosso dell’area di rigore avversaria, dall’altra
parte Praets si godeva il proprio spazio negli ultimi trenta metri e poteva
scegliere se lanciare Najer largo sulla destra o Conte largo sulla sinistra.
Una differenza
sostanziale, resa ancora più amara dal ricordo di come i Gunners siano stati
spumeggianti ed efficaci contro il Galatasaray – quando (udite, udite) Alex
Oxlade-Chamberlain e Alexis Sanchez avevano allargato la difesa avversaria fino
oltre il parcheggio dell’Emirates Stadium e permesso a Mesut Özil di fare il
bello e il cattivo tempo sulla trequarti.
Tutte le
difficoltà, le frustrazioni e i problemi incontrati dall’Arsenal ieri sera si
possono riassumere nelle due fotografie qui sotto: da una parte la posizione
più frequentemente occupata in campo dai giocatori dell’Arsenal contro il
Galatasaray, dall’altra quella di ieri sera a casa dell’Anderlecht.
Chiusa la
parentesi tattica, vorrei concludere ricordando che per quanto orribile, la
vittoria di ieri è tutt’altro che rubata e che questi tre punti ci mandano
virtualmente agli ottavi di finale.
Abbiamo
giocato male, malissimo a tratti, ma saremmo dovuti passare in vantaggio per
primi a più riprese – e se lo avessimo fatto quando ne abbiamo avuto le
occasioni probabilmente avremmo potuto chiudere con una vittoria molto rotonda;
l’Anderlecht volenteroso e determinato non ha creato nessun pericolo nel primo
tempo e si è reso pericoloso solo dopo aver segnato il primo gol, grazie a
contropiede fulminei.
Detto ciò, se
tra due settimane battiamo i belga a casa nostra e il Borussia Dortmund
annichilisce il Galatasaray a Dortmund, la qualificazione sarà già matematica.
In compenso, l’idea
di vincere il girone possiamo già dimenticarla e quindi prepariamoci tutti all’ennesimo
sorteggio favorevole: io dico Real Madrid, voi?
Spero in Porto o Bayer Leverkusen...ma con la nostrr solita "fortuna" se prendiamo il Real ci va di lusso 😟😟
RispondiEliminaSarebbe meglio pensarci a qualificazione acquisita, però facendo gli scongiuri e dando per scontato il secondo posto dico Real Madrid. Purtroppo
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