
Un po’ d’inquietudine
c’era, effettivamente.
Dopo aver
visto il Chelsea prendere quattro gol in casa dal Bradford, il City perdere a
domicilio contro il Middlesbrough e il Tottenham venire eliminato a White Hart
Lane dal Leicester City, la partita contro il piccolo Brighton ha assunto una
dimensione completamente differente.
Ad essere
stati tifosi di una qualsiasi altra squadra e non dell’Arsenal –
particolarmente incline a scivolare sulla più piccola delle bucce di banana –
avremmo potuto goderci alla grande le disgrazie altrui; invece, come racconta
la nostra storia più recente, è sempre bene restare cauti e aspettare prima di
esultare.
Bene, adesso è
arrivata l’ora di lasciarsi andare!!!!
Ricordo bene i
titoli in seguito alla nostra eliminazione per mano dello stesso Bradford,
quindi perdonatemi ma adesso me la godo proprio.
Comunque sia,
torniamo alla partita: pronti via e Theo Walcott trova la rete, imbeccato alla
perfezione da Calum Chambers, poi intorno al minuto venti arriva il raddoppio –
firmato da Mesut Özil.
Inutile dirlo,
tutto sembrava perfetto: i due lungodegenti ritrovano una maglia da titolare
per la prima volta dopo i rispettivi infortuni ed eccoli che trovano la rete,
lasciando un bel segno sulla partita.
Peccato che, a
parte questi due lampi, la nostra prestazione collettiva non sia stata un
granché: ad esclusione di Tomas Rosicky, ispirato e decisivo come solo un
fuoriclasse sa essere, i nostri non sembravano in gran giornata e solo la modestia
del Brighton ci ha permesso di andare al riposo così tranquilli.
Sarà stato l’eccessivo
rilassamento la facilità del compito (fino a lì), fatto sta che la ripresa è
stata molto diversa rispetto al primo tempo: dopo cinque minuti il Brighton ha
trovato il modo di accorciare le distanze, complici un fallo su Calum Chambers
e un mezzo errore di Wojciech Szczesny, e noi non siamo più stati in grado di
far valere la nostra lampante superiorità.
Quando la
conclusione al volo di Tomas Rosicky ci ha riportato in doppio vantaggio avremmo
dovuto controllare il pallone ed il ritmo della partita, arrivando tranquilli
fino al triplice fischio, ed invece ci siamo di nuovo addormentati e abbiamo
permesso al Brighton di continuare a stuzzicare la nostra retroguardia.
Ovvio che
prima o poi i padroni di casa trovassero il modo di riaprire di nuovo la
partita, giocando con la (poca) cattiveria che hanno messo in campo i nostri.
Puntualmente è
quindi arrivato il gol della paura, al quale sono seguiti minuti di ansia
durante i quali siamo stati ad una deviazione, un rimpallo o un corner dal
replay.
Pur non
creando chissaché in termini di occasioni, il Brighton ci ha costretti a
restare sull’attenti fino all’ultimo secondo – scenario che avremmo potuto
facilmente evitare se avessimo voluto chiudere definitivamente la partita.
Fortuna che
nessun rimpallo, deviazione o corner (nè patetica ricerca del rigore con un
tuffo plateale) abbiano cambiato il corso della partita, archiviata con la
vittoria per tre a due.
Esattamente
come due anni fa, il piccolo Brighton ci ha fatto penare ma alla fine si è
arreso.
La difesa
della FA Cup continua, mentre gli avversari più temibili stanno cadendo lungo
il cammino.
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