
La cosa più
importante era vincere e sperare così di approfittare di qualche risultato
positivo su altri campi; in questo senso, missione compiuta.
Sul come si è
arrivati alla vittoria, la discussione è aperta.
Ovvio che gli
ultimi venticinque minuti, passati in quasi completa apnea, restino nella
memoria molto più dei primi quarantacinque, durante i quali le occasioni per
rendere molto rotondo il risultato non sono mancate.
Andiamo per
ordine, però: non ho paura ad ammettere che lo schieramento scelto da Pearson è
stato assolutamente geniale, soprattutto per come ha contemporaneamente chiuso
gli spazi alle avanzate centrali dei nostri e costruito una superiorità
numerica sistematica su entrambe le fasce: la linea difensiva del Leicester,
composta da tre centrali e due terzini, ha sorpreso tutti – in primis Arsène
Wenger e i giocatori.
Ci sono voluti
dieci minuti abbondanti di assestamento, durante i quali i nostri uomini hanno
offerto il fianco a pericolosissime incursioni offensive degli esterni del
Leicester, prima che la partita assumesse i contorni più simili alle nostre
aspettative.
Passato il
primo quarto d’ora, infatti, Mesut Özil ha iniziato a trovare posizioni sempre
più pericolose nella trequarti avversaria e non è passato molto prima che
regalasse un primo assist a Theo Walcott – mettendolo davanti al portiere
avversario – che ha però sprecato.
Il seguito è
stato un vortice di cambi di posizione in attacco, con Mesut Özil ad agire da
centravanti atipico e il resto della banda a togliere punti di riferimento alla
difesa avversaria; ci è voluto però un calcio d’angolo per sbloccare la
situazione, l’occasione perfetta per Laurent Koscielny per portare a tre le
proprie marcature stagionali in Premier League.
Una manciata
di minuti dopo aver calciato il corner da cui è nato il vantaggio, Mesut Özil
ha fatto partire un bolide dal limite dell’area (si, avete letto bene) che
Schwarzer non ha potuto fare altro che respingere sui piedi di Theo Walcott –
lesto e preciso nel ribadire in rete.
Due a zero
prima dell’intervallo, partita in discesa – o almeno così ho creduto – anche perchè
Theo Walcott avrebbe potuto servire a Mesut Özil il pallone del tre a zero e
Santi Cazorla ha sfiorato il gol dopo una percussione personale.
Il Leicester
però non è squadra che si arrenda così facilmente – come aveva dimostrato in
occasione della trasferta da Anfield – e il secondo tempo lo ha dimostrato
ampiamente; complice un netto calo fisico dei nostri e un arbitraggio che ha
permesso agli ospiti di maltrattarci a piacimento, la seconda frazione di gioco
ha finito con l’assomigliare più ad uno stillicidio che ad una partita tra una
delle squadre migliori della Premier League e il fanalino di coda.
In più ci si
sono messi gli infortuni di Alexis Sanchez e Aaron Ramsey a complicare la
situazione, acciacchi di cui purtroppo non si sa ancora un granché; per il
primo sembra essere una botta, mentre il gallese potrebbe stare fuori più a
lungo per il presunto infortunio muscolare che lo ha costretto ad abbandonare
il campo.
Incassato il
gol di Kramarić, che ha in seguito avuto sul piede l’occasione perfetta per
pareggiare, la confusione in campo è cresciuta in maniera esponenziale e siamo
stati incapaci di tenere il pallone, finendo col subire la pressione fisica
degli avversari.
Fortuna che il
croato abbia provato un improbabile pallonetto a tu per tu con David Ospina e meno
male che Mahrez – uno dei migliori in campo – abbia calciato oltre il palo
lontano, altrimenti dopo un eventuale pareggio avremmo potuto assistere all’impensabile,
la sconfitta interna contro l’ultima in classifica.
Prendiamoci
questi tre punti, sudati e sofferti quanto volete ma meritati, e godiamoci il
ritrovato quarto posto, in attesa che Manchester United a Southampton giochino
le loro sfide.
La Premier
League si ferma per fare spazio alla FA Cup, il che permetterà a tanti dei
nostri di godere di un turno di riposo dopo questo periodo così intenso.
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