
Una buona
notizia, una sola: la classifica è ancora abbastanza corta per sperare in una
rimonta.
I risultati di
Manchester City, Manchester United e Southampton ci mantengono ad appena tre
punti dal terzo posto.
A parte questo
barlume di speranza, non c’è granchè di salvabile dopo lo spettacolo offerto a
White Hart Lane.
I nostri
avversari sono stati più aggressivi, più determinati e meglio organizzati di
noi, c’è poco da dire; la vittoria è meritata, anche se il modo in cui è
arrivata è da appuntare più ad una cattiva difesa da parte nostra che non ad
una loro superiorità offensiva.
Soprattutto il
secondo, preso in maniera incredibile con il nostro difensore che nemmeno salta
per contrastare l’elevazione di Kane.
Più fortunoso
il primo, in occasione del quale è più una serie di circostanze a determinare
la rete che non colpe specifiche di uno o dell’altro nostro giocatore: David
Ospina smanaccia anticipando Francis Coquelin, il cui allontanamento dal palo
per colpire di testa lascia lo spiraglio a Kane per appoggiare in fondo al
sacco.
Meno si parla
di questa partita, meglio è – penso.
Non è una
questione di tattica o di preparazione, semplicemente i nostri avversari sono
stati più affamati di noi e hanno avuto la meglio, meritatamente; l’approccio è
stato lo stesso messo in campo a casa del Manchester City e il fatto di essere
andati in vantaggio così presto ci ha forse spinto a retrocedere troppo in
fretta – inconsciamente convinti di aver fatto il più difficile.
A differenza
di quanto successo all’Etihad Stadium, il nostro centrocampo non è stato in
grado di far circolare il pallone con la stessa precisione e di conseguenza non
siamo mai stati in grado di alleviare la pressione sui nostri difensori – i quali non hanno
purtroppo saputo assorbire la pressione di Kane e compagnia come fatto con
Agüero e i Citizens.
Le brutte
prestazioni di Santi Cazorla, Aaron Ramsey e Olivier Giroud sono state
determinanti nella sconfitta di sabato quanto le loro ottime prove contro il
City erano state decisive nell’altro senso.
L’incapacità
di sfruttare le poche occasioni create ha fatto il resto: poco dopo il pareggio
di Kane, infatti, Olivier Giroud e Laurent Koscielny hanno avuto i palloni
giusti per riportarci in vantaggio ma li hanno sprecati; in partite come quella
di sabato, non essere cinici significa offrire nuove possibilità e nuove
speranze ad un avversario che sarebbe crollato definitivamente se colpito nel
proprio momento migliore.
Altro spunto,
la formazione iniziale: la scelta di schierare subito Danny Welbeck mi ha
sorpreso e ha funzionato solo parzialmente, però è comprensibile perché l’inglese
ha un profilo più simile ad Alexis Sanchez rispetto a Theo Walcott: come il
cileno, Danny Welbeck svolge un enorme lavoro senza palla ed è in grado di
trasformare un’azione difensiva in un contropiede letale, grazie soprattutto alla
combinazione di forza e velocità che manca a Theo Walcott.
Non fosse
stato per la grande parata di Lloris, l’inglese avrebbe avuto in impatto
clamoroso sul North London derby.
Per quanto mi
riguarda, l’analisi finisce qui.
Preferisco
chiudere subito il capitolo derby e passare direttamente alla sfida di domani
contro il Leicester City, occasione perfetta per saltare momentaneamente al
terzo posto e lasciare che siano i rivali a dover fare risultato a tutti i
costi.
Con gli Spurs
impegnati a casa del Liverpool e il Manchester City di scena a Stoke-on-Trent,
il calendario potrebbe regalarci qualche sorpresa.
A patto,
ovviamente, di portare a casa i tre punti contro il fanalino di coda – il cui
manager non sa se è stato sollevato dall’incarico oppure no.
Per fortuna non
c’è il tempo necessario per autocommiserarci, la Premier League continua e noi
dobbiamo ripartire di slancio – subito.
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