
Danny Welbeck
che segna il gol decisivo ad Old Trafford, contro la squadra e il manager che
lo hanno scaricato brutalmente la scorsa estate.
Difficile
immaginare uno scenario migliore.
I cartellini
sventolati sotto il naso di Januzaj e Di Maria hanno aggiunto un pizzico di
ulteriore soddisfazione alla vittoria, perchè per una volta la giustizia ha
trionfato ad Old Trafford.
Si torna a
Wembley!
Il 18 o 19
Aprile, ad un anno e una settimana dalla partita più sofferta dell’intera
stagione 2013/2014, avremo di nuovo la possibilità di accedere alla finale di
FA Cup e difendere il trofeo portato a casa l’anno scorso.
Ancora una
volta saremo favoriti – proprio come contro il Wigan – e diversamente da allora
dovremo preparare e gestire meglio la partita; che si tratti di Bradford City o
Reading (lo scopriremo la settimana prossima), dovremo fare in modo di passare
un pomeriggio molto più tranquillo di quello che ci ha visti vincere ai rigori
contro i Latics.
A questo
penseremo a tempo debito, ora torniamo alla vittoria di ieri sera.
Vedere un
Manchester United che ha investito milioni per acquistare Di Maria, Falcao e
Herrera lanciare palloni lunghi su Fellaini è stato avvilente; se van Gaal è un
genio della panchina, allora Pulis dev’essere considerato alla stregua dei più
grandi allenatori di tutti i tempi.
Per lunghi
tratti sembrava di affrontare lo Stoke al Britannia Stadium, con molta meno
solidità in difesa e senza nemmeno un briciolo dell’agonismo che di solito ci
mettono i Potters.
Peccato non aver chiuso la partita con più
anticipo e non aver infierito quanto avremmo dovuto su un avversario così
disorganizzato, perchè le occasioni per rendere il divario ancora più evidente
le abbiamo avute, soprattutto nel secondo tempo.
Il portiere de
Gea ha dovuto compiere due parate favolose nel finale, però spesso abbiamo
sprecato qualche contropiede promettente facendo scelte avventate o troppo
cervellotiche.
Detto questo,
l’intensità e la determinazione che abbiamo messo in campo sono state
impressionanti; perfino Mesut Özil, che raramente esce dal campo con la divisa
sporca di terra e erba, ieri ha recuperato tre palloni e compiuto in paio di
contrasti in scivolata ai quali non volevo credere.
Nonostante i
falli a ripetizione (ne ho contati nove solo da parte di Fellaini), nonstante
le simulazioni al limite del patetico e nonostante l’atmosfera sempre più
inacidita generata ad hoc da Rooney e
compagni con continue proteste, gli uomini di Arsène Wenger sono rimasti
concentrati e lucidi – venendo ricompensati quando il retropassaggio di
Valencia è stato intercettato da Danny Welbeck, il cui gol dell’ex ha deciso la
partita.
In una serata
in cui (quasi) tutti hanno offerto una prestazione degna della posta in palio,
alcuni dei protagonisti meritano una menzione speciale: Nacho Monreal per il
gol e soprattutto per l’enorme lavoro difensivo svolto durante tutta la serata;
Per Mertesacker per essere tornato un muro al centro della difesa, soprattutto
in copertura di alcune sbavature di Laurent Koscielny nel primo tempo; Francis
Coquelin per la battaglia apparentemente persa in partenza con Fellaini; Santi
Cazorla e Mesut Özil per il doppio lavoro di copertura e manovra, svolto sempre
con efficacia e infine Alex Oxlade-Chamberlain, per il cambio di passo e per l’assist
fenomenale in occasione del primo gol.
Le reazioni dei protagonisti
Arsène Wenger
si è detto speranzoso che la vittoria di ieri possa rappresentare un’altra
svolta per la squadra, poichè “siamo
stati mentalmente pronti per una partita intensa e combattuta, contro un
Manchester United battagliero, pur senza dimenticare di giocare il nostro calcio”
e ha ringraziato i tifosi arrivati ad Old Trafford, dicendosi “molto felice perchè vedere 9,000 persone
seguire la squadra un lunedì sera fa capire la dimensione del Club”.
Parlando della
semifinale ha sottolineato alcuni “ricordi
difficili dell’anno scorso” ma ha invitato i suoi a “concentrarsi sulla Premier League perchè sabato giochiamo contro il
West Ham, poi ci sarà la Champions League e vedremo che succede. Per ora è un
appuntamento lontano.”
Danny Welbeck,
protagonista dell’azione decisiva, ha giocato la carta dell’umiltà e ha detto “di essere contento per il gol ma che in
fondo è il risultato della squadra a contare davvero”, ripetendo un paio di
volte di aver “fatto il proprio lavoro”
e “di essere contento di essere tornato
sul tabellino dei marcatori e aver agguantato la qualificazione la prossimo
turno”.
Come ha detto
Arsène Wenger, prima di pensare alla semifinale del mese prossimo è saggio
preparare al meglio la partita interna con il West Ham e poi lanciarsi alla
ricerca del risultato impossibile contro il Monaco.
Ci sono ancora
da affrontare Newcastle, Liverpool, Burnely e Sunderland (oltre ad un ipotetico
quarto di finale di Champions League) prima di pensare a Bradford o Reading.
Un passo alla
volta, come sempre.
Nell’attesa,
possiamo canticchiare un motivetto sempre più di moda che fa:
What did she wear??
She wore, she wore,
She wore a yellow ribbon,
She wore a yellow ribbon,
In the merry month of May!
And when, I asked,
Oh why she wore her ribbon,
She said it’s for The Arsenal,
And we’re going to Wembley!
Wembley,
Wembley,
We’re the famous Arsenal,
And we’re going to Wembley!
She wore, she wore,
She wore a yellow ribbon,
She wore a yellow ribbon,
In the merry month of May!
And when, I asked,
Oh why she wore her ribbon,
She said it’s for The Arsenal,
And we’re going to Wembley!
Wembley,
Wembley,
We’re the famous Arsenal,
And we’re going to Wembley!
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