
Come contro
Milan e Bayern Monaco, bastava poco per compiere l’impresa.
Come contro
Milan e Bayern Monaco, siamo stai eliminati dalla Champions League.
A differenza
delle due sfide di cui sopra, tuttavia, questa sembrava fattibile; nonostante
il Monaco fosse imbattuto in casa da anni; nonostante non abbia mai incassato
tre gol in casa in Europa e nonostante il fatto che nessuno abbia mai
recuperato un tale svantaggio lontano da casa, vincere con tre gol di scarto
allo stadio Louis II non mi sembrava rientrasse nella categoria dei miracoli.
Impresa
difficile, missione impossibile magari – ma non un miracolo.
Tutto è filato
come previsto ieri sera, dal dominio territoriale all’annullamento dell’unica
arma a disposizione del Monaco, ovvero il contropiede; sarebbe stato meglio
aprire le marcature con maggiore anticipo, però chiudere il primo tempo in
vantaggio era il nostro obbiettivo principale – e lo abbiamo raggiunto.
Anche il
secondo tempo, con la sola eccezione di una partenza da brividi, ha confermato
che i giocatori sapevano cosa fare e come farlo, tant’è che il raddoppio è
arrivato in tempo per sperare in un ultimo assalto vincente; il Monaco ha
collezionato fuorigioco nelle rare ripartenze che ha provato ad imbastire,
mentre il vento cambiava drasticamente e la paura iniziava ad installarsi nelle
menti dei giocatori di Jardim; a quel punto, però, abbiamo rovinato tutto: con
ancora una decina di minuti da giocare, anzichè continuare a lavorare ai
fianchi una difesa statica, abbiamo iniziato a lanciare palloni in mezzo all’area,
dove il povero Olivier Giroud era sistematicamente raddoppiato o triplicato
dagli avversari.
Perchè?
Con in campo
Alexis Sanchez, Theo Walcott, Mesut Özil e Santi Cazorla, quante possibilità
avremmo realisticamente avuto di avere la meglio sulla difesa dei padroni di
casa?
Il grande
rammarico della serata è proprio questo, essersi fatti sopraffare dal panico
anzichè avere il coraggio e la pazienza di restare fedeli al piano iniziale.
Dieci minuti
sono un tempo infinito su un campo da calcio, soprattutto quando sei costretto
a difendere al limite dell’area di rigore; peccato non averci creduto fino all’ultimo.
Fin troppo
facile sottolineare come la qualificazione fosse stata compromessa all’andata,
però non è il pallone perso da Alex Oxlade-Chamberlain ad aver fatto la
differenza: è stata la paura a fregarci, oppure la troppa voglia di mostrare la
propria superiorità tra le mura amiche.
Quel famoso
pallone è stato perso a settanta metri dalla porta, il vero delitto è stato non
aver nessun difensore pronto a recuperare perchè tutti lanciati
scriteriatamente in avanti.
Le parole dei protagonisti
Arsène Wenger
si è detto deluso, ovviamente, perchè “l’impressione è che la prestazione fosse
sufficiente per passare il turno” e perchè “la partita doveva essere già chiusa
nel primo tempo con le occasioni che abbiamo avuto” ma “paghiamo il fatto di
non aver giocato abbastanza bene durante la partita d’andata”. Il manager si è
rammaricato del fatto che “il Monaco ha
giocato in casa e non ha fatto nemmeno un tiro in porta, eppure passa ai quarti
di finale”.
Per
Mertesacker ha espresso la propria delusione ai cronisti, dichiarando che “abbiamo avuto una grande possibilità e
avremmo potuto segnare più di due gol, quindi siamo tutti molto insoddisfatti”,
senza dimenticare però di sottolineare l’aspetto positivo della serata, ovvero “la soddisfazione per la prestazione, anche
se non è bastata”, e rendere omaggio all’avversario, che “ha meritato la qualificazione giocando bene
la gara di andata”.
Spazio alle
conclusioni: l’avventura europea è giunta al termine, per il quinto anno
consecutivo ci fermiamo agli ottavi; ancora una volta, come successo con Milan
e Bayern Monaco, è la regola dei gol segnati in trasferta a punirci – e ancora
una volta ci fermiamo ad un passo dall’impresa.
Tuttavia, questa
delusione non deve minimamente intaccare il proseguio della stagione, che ci
vede di scena a St. James’ Park sabato e poi affrontare Liverpool, la
semifinale di FA Cup contro il Reading ed infine il Chelsea nello spazio di un
mese.
La Premier
League non perdona scivoloni o rallentamenti, così come la semifinale di FA Cup
non mancherà di proporre una sfida molto più complessa di quanto il sorteggio
possa suggerire.
C’è un
campionato da terminare il più in alto possibile e una coppa da difendere,
quindi non c’è spazio per piangere sui se e sui ma del nostro cammino europeo.
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