Udine, 24
Agosto 2011.
Me la ricordo
bene quella serata al Friuli di Udine.
Si giocava la gara di ritorno del preliminare
di Champions League contro l'Udinese: la partita di andata era finita con una
vittoria di misura firmata nei primissimi minuti da Walcott, ma nell'arco dei
novanta minuti avevamo sofferto, e non poco; la gara di ritorno l'avremmo poi vinta
per 2-1, ma i pensieri da tifoso andavano oltre quella pur importantissima
sfida.
Quella sera
infatti, l'atmosfera si rasserenò, ma la realtà era ben altra, circondata da
nubi cariche di tempesta. Ad oggi, l'estate del 2011 è il vero punto zero da
cui l'Arsenal è ripartito per arrivare ad essere l'attuale locomotiva che, in
questi mesi, ci sta facendo prospettare un futuro prossimo radioso.
Quell'estate fu l'inizio della fine, lo smantellamento progressivo di un progetto,
culminato con la partenza di Fabregas dopo una stagione, e oltre, passata a
manifestare con tanto di piagnistei, la voglia di tornare nella "sua"
Barcellona. In quei giorni avremmo perso anche Nasri, con tanto di minaccia, da
parte di Wenger, di utilizzare il franco-algerino proprio a Udine, cercando di
ostacolare l'ignobile comportamento del giocatore e degli "squali
milionari". Poi si sarebbe aperto il "caso Walcott", senza
andare oltre con il tradimento di Van Persie.
Sarebbero
stati mesi infuocati, accompagnati da risultati imbarazzanti che sono rimasti
dentro ognuno di noi; come dimenticare quel pomeriggio passato a guardare il
Manchester United rifilarci otto reti? Come non ricordare la sconfitta
umiliante contro il modesto Blackburn? Eppure, proprio in quei mesi così
complicati, nasceva un nuovo corso, un nuovo inizio costruito sulle macerie.
Ricordo ancora
quando nel marasma arrivarono Mikel Arteta e Per Mertesacker (André Santos non
conta), probabilmente, insieme a Alex Oxlade-Chamberlain, i primissimi
mattoncini da affiancare a Laurent Koscielny e Kieran Gibbs, ai giovani Aaron Ramsey
e Jack Wilshere, per costruire l'Arsenal di oggi. Quella sera al Friuli i
pensieri erano tutti confusi, eppure, dopo qualche anno, mi rendo conto di
essere stato testimone di un passaggio fondamentale, un crocevia che oggi sta
cominciando a dare i suoi frutti. Di quella sfida ricordo l'ingresso allo
stadio, accompagnato dall'emozione, riuscendo persino a strappare una risata a
Sagna! Ma soprattutto ricordo gli sguardi alla panchina, a quell'uomo, ArsèneWenger,
sul quale ho sempre riposto ogni speranza senza mai voltargli le spalle. Non
può una sconfitta per 8-2 farmi cambiare idea sulla grandezza di un uomo che
all'Arsenal ha dato una dimensione straordinaria; non può una stagione, quella
attuale, piena zeppa di infortuni farmi crollare la fiducia nei confronti di
uno dei pochi "filosofi" presenti nel mondo del calcio.
Quella sera a
Udine, in mezzo alla tempesta, stava rinascendo l'Arsène FC, quello che alcuni
tifosi, pochi per la verità, hanno rispolverato con uno squallido striscione
che recitava: "It's not Arsene FC, it's Arsenal FC!"
...chissà se
la pensano ancora così dopo aver visto la locomotiva in azione...
Pietro
La Barbera