
Il
centrocampista gallese è stato tra i giocatori più impressionanti dell’Europeo
che si avvia verso la conclusione: in rete contro la Slovacchia, autore di
quattro assist in altrettante partite disputate e trascinatore della propria
Nazionale, al pari di Gareth Bale.
Un
centrocampista eclettico, dinamico, determinato e decisivo – dov’era questo
Aaron Ramsey durante la stagione appena conclusa?
Penso ci sia
del vero in entrambe, da una parte perché Aaron Ramsey sembra aver bisogno di
avere un’intera squadra al proprio servizio, per brillare e dall’altra perché l’altruismo
non è mai stato il suo forte, soprattutto dopo la benedetta/maledetta annata
2013/2014.
Anarchico
tatticamente e in costante proiezione offensiva, l’ex giocatore del Cardiff
City si dichiara centrocampista centrale senza possederne le qualità
primordiali, il controllo di palla e il senso della posizione: troppe volte ha
lasciato incustodito il proprio posto per inseguire un pallone fino in area di
rigore e troppe volte ha perso il pallone in mezzo al campo a causa di un
passaggio azzardato o un dribbling di troppo, per poter aspirare a diventare il
fulcro di una squadra come l’Arsenal, il cui gioco è basato sul possesso palla.
Al contrario,
si esalta negli spazi aperti dove può galoppare col pallone al piede ed è
capace di giocate sopraffine, quando non è stritolato da spazi troppo stretti e
dalla pressione degli avversari. In quella famosa stagione 2013/2014, a turno Mikel
Arteta e Mathieu Flamini sono stati i suoi guardaspalle e hanno sopperito con l’esperienza
e la disciplina alle sue lacune tattiche, anche se all’epoca il gallese era
sempre ligio al dovere e tornava prontamente a difendere, una volta perso il pallone
– a differenza delle ultime due stagioni.
Non è un caso
che le sue prestazioni con la maglia del Galles siano state tanto positive: con
alle spalle Joe Ledley e Joe Allen a proteggere la difesa e impostare il gioco,
lui ha goduto di una libertà totale per spingersi in avanti, cercare i varchi
giusti, inserirsi in area e provare il colpo più difficile, sapendo che dietro
di lui la squadra era ben coperta.
Il numero
dieci che porta sulle spalle non è una coincidenza, è la testimonianza del
fatto che Aaron Ramsey gode di un ruolo di prim’ordine in Nazionale e di
licenze tattiche che all’Arsenal non gli sono concesse.
Con il Galles
può svariare, girovagare per il campo, uscire dalla partita per un momento e
poi rientrarvici improvvisamente – tutte cose che un autentico centrocampista
centrale non può permettersi: senza scomodare i mediani propriamente detti, giocatori
più tecnici come Xavi e Toni Kroos toccano decine di palloni, sono sempre nella
posizione più utile per la squadra e prendono meno rischi possibili, quando
hanno il pallone tra i piedi.
Arriviamo
quindi alla seconda ipotesi, quella che si potrebbe semplificare con l’avverbio
“egocentrismo”.
Non penso che
Aaron Ramsey sia arrogante né egoista, però pare che debbano essere riunite un
certo numero di condizioni perché si esprima al meglio e ognuna di queste
necessita l’adeguamento da parte di uno o più compagni di squadra (vedi sopra).
In un Club di
grande livello come l’Arsenal, ciò è semplicemente impossibile.
Sono
pochissimi i giocatori attualmente in attività che siano tanto influenti da “costringere”
un allenatore a disegnare tattiche e formazione in base ad un singolo: mi
vengono in mente Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimović, gli
unici che cambiano immediatamente gli equilibri di una squadra e ne
rivoluzionano l’aspetto.
Se ottimi
giocatori come Neymar, Gareth Bale, Luis Suárez o Antoine Griezmann lavorano
per la propria squadra e si adattano alle necessità del collettivo – perché dovrebbe
essere differente per Aaron Ramsey?
Nonostante il
talento e la determinazione, Aaron Ramsey è solo un tassello della squadra e di
certo non il centro dell’universo, un uomo che può sicuramente portare tanto e
contribuire profondamente ai successi della squadra ma non stravolgere gli
equilibri del gruppo.
Il ruolo che
vorrebbe Aaron Ramsey è già occupato in casa Arsenal da Mesut Özil, un
giocatore che dispone di talento ed esperienza infinitamente superiori a quelli
del gallese e che detiene meritatamente le chiavi del nostro gioco; il numero
di assist, il volume di occasioni create e più in generale il controllo che
Mesut Özil esercita sulla manovra dei Gunners sono tali da renderlo
virtualmente indispensabile alla squadra – a differenza di Aaron Ramsey, il cui
gioco è fatto di fiammate improvvise e brusche accelerazioni, spesso
direttamente proporzionali agli errori e ai palloni persi.
Arsène Wenger
sembrava aver trovato una buona collocazione al gallese, sulla fascia destra,
però il giocatore non ha mancato di far sapere di preferire un ruolo più
centrale – aspirazione più che legittima ma che sarebbe stato preferibile
mantenere tra le mura degli spogliatoi.
Peccato che
una volta tornato al proprio ruolo preferito – complice l’infortunio di Santi
Cazorla a metà stagione – Aaron Ramsey abbia sprecato ogni possibile occasione
per convincere il manager e buona parte dei tifosi di essere l’uomo giusto per
comandare il centrocampo dell’Arsenal, inanellando prestazioni insufficienti ed
errori grossolani.
Non so se
esista una soluzione giusta per questa diatriba, non so se Aaron Ramsey merita
il ruolo che reclama, se Arsène Wenger dovrebbe cambiare l’assetto della
squadra, se il gallese dovrebbe adattarsi ad un nuovo ruolo o se le strade
delle due parti debbano separarsi, so soltanto ho visto due Aaron Ramsey
completamente diversi e non so se quello che vedo con la maglia dell’Arsenal
abbia le stesse motivazioni e la stessa determinazione di quello ammirato con
il Galles.
Una
dichiarazione come quella rilasciata al Guardian,
tuttavia, mi fa pensare che la priorità di Aaron Ramsey non sia il bene dell’Arsenal
ma quello di Aaron Ramsey stesso:
“Alla vigilia del torneo ero motivato per giocare bene, fare buona
impressione e farmi notare”
Ramsey appartiene a quella categoria di calciatori che "o si odiano o si amano follemente" e che dividono le opinioni degli interlocutori fra "è un bidone o è un campione" . Personalmente, calcisticamente, lo amo!
RispondiEliminaInnanzitutto perchè ha mostrato da sempre (fin da giovanissimo) un "carattere" fuori dal comune: in quanti dopo un infortunio serio sono tornati al loro livello o addirittura si sono migliorati? Poi perchè nelle partite importanti difficilmente "sparisce" anzi molto spesso è decisivo. Ed infine perchè è un atleta eccezionale che non si risparmia mai.
Non è un regista (nel senso che non è ne sarà mai un costruttore di gioco come Kroos), non è un fantasista (nel senso che non ha le giocate illuminanti di Ozil), non è un mediano interditore (nel senso che ne copre gli spazi ne recupera la quantità di palloni di Coquelin), non è nemmeno un esterno di centrocampo (non ha certamente ne il passo ne la velocità adatta)
Ramsey è il cosiddetto box to box...lasciamolo correre liberamente per tutto il campo e saprà lui cosa fare.