Da una parte
la faccia nuova, la speranza di tanti gol e giocate pazzesche; dall’altra il
vecchio leone che ogni anno deve convincere tutti di essere la migliore opzione
per guidare l’attacco.
Lucas Pérez è
l’ultimo di una lista di nomi che sono arrivati per sostituire Olivier Giroud
alla punta dell’attacco dell’Arsenal e si sono ritrovati in una zona di campo
differente, oppure direttamente in panchina.
È successo a
Theo Walcott, Lukas Podolski, Alexis Sánchez e Danny Welbeck, anche se in
questo caso i pesanti infortuni hanno giocato un ruolo di primo livello nelle
scelte di Arsène Wenger.
Quale sarà il
destino di Lucas Pérez?
Quante volte
abbiamo assistito a manovre lente e sterili, senza altro sbocco che un
passaggio all’indietro?
“Colpa” delle
caratteristiche di Olivier Giroud, al quale si può chiedere tutto ma non di
defilarsi sulle fasce o sprintare alle spalle dei difensori; senza soluzioni
imprevedibili o movimenti che possano disorientare la difesa avversaria,
disinnescare la manovra dei Gunners è fin troppo semplice.
Ovviamente
Olivier Giroud non è l’unico colpevole delle difficoltà offensive della
squadra, involutasi in maniera preoccupante quando Santi Cazorla è mancato per
infortunio e nessuno dei nostri centrocampisti è stato capace di accendere di
nuovo la luce – a riprova che la squadra era numericamente bene attrezzata
(Francis Coquelin, Mohamed Elneny, Aaron Ramsey, Jack Wilshere, Mathieu Flamini,
Tomas Rosicky) ma male assortita, con il solo Mikel Arteta capace di dettare i
ritmi dalle retrovie ma troppo lento per i ritmi frenetici della Premier
League.
L’arrivo di
Granit Xhaka ha finalmente palliato a questa mancanza, quindi da questo punto
di vista è stato fatto un grosso passo avanti: lo svizzero porta fisicità a
centrocampo e una grande visione di gioco, oltre ad un piede sinistro capace di
pescare il movimento di un compagno a cinquanta metri di distanza – il che ci
riporta all’argomento principale, la nostra linea offensiva.
Con Mesut Özil
e Granit Xhaka in campo, due specialisti del passaggio filtrante, perché non
privilegiare un attacco veloce e dinamico, composto da giocatori sempre pronti
a scattare sul filo del fuorigioco?
Giocatori come
Alexis Sánchez – centravanti titolare nelle prime tre uscite stagionali, anche
se con risultati altalenanti – oppure Theo Walcott e Lucas Pérez, appunto.
Dopotutto, non
è questo tipo di attaccante che Arsène Wenger ha inseguito per tutta l’estate,
quando ha provato ad ingaggiare Jamie Vardy e Alexandre Lacazette?
Ovviamente un
attacco così leggero e aggressivo obbligherebbe Arsène Wenger a operare qualche
aggiustamento tattico, ovvero privilegiare il contropiede ad una manovra più
ragionata e disporre la squadra molto più alta in campo, per provare a
recuperare il pallone il più velocemente possibile.
Se ciò sarebbe
stato impossibile con Per Mertesacker al centro della difesa, però l’arrivo di
Shkodran Mustafi dal Valencia cambia le carte in tavola: il tedesco è veloce,
gioca molto sull’anticipo ed è stato il difensore con il maggior numero di
palloni intercettanti nel campionato spagnolo – quindi una coppia di centrali
costituita da lui e Laurent Koscielny permetterebbe ad Arsène Wenger di
azzardare un approccio più audace in fase di non possesso palla.
Tutte ipotesi
da verificare sul campo, perché se c’è una cosa che ho imparato in vent’anni di
permanenza di Arsène Wenger sulla panchina dell’Arsenal è che l’alsaziano trova
sempre il modo di sorprendere tatticamente – nel bene come nel male.
Magari non
cambierà nulla e Lucas Pérez verrà utilizzato solo in determinate partite o
addirittura come esterno, magari Laurent Koscielny e Shkodran Mustafi
giocheranno comunque in maniera guardinga e magari Olivier Giroud resterà il
perno del nostro attacco, con tutti i pro e i contro della situazione.
Oppure Arsène
Wenger rispolvererà un Arsenal aggressivo e veloce come quello dei fasti d’inizio
millennio, ricorderà quant’era bello vedere i Gunners giocare a cento all’ora e
stordire gli avversari con combinazioni velocissime e contropiede fulminanti.
Voi che dite?
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