
Nonostante
io resti fermo sulla posizione espressa qualche settimana fa in questo articolo,
la stampa britannica e quella italiana hanno già dato inizio al post-Arsène
Wenger, in casa Arsenal.
Resta da
capire chi abbia copiato chi, in termini di diffusione delle notizie, ma pare
che tutto sia partito da
un pezzo di Nicola Balice per CalcioMercato.com, nel quale il giornalista
racconta di un incontro tra Massimiliano Allegri, Pavel Nedved e Giuseppe
Marotta durante il quale le parti hanno sancito la fine dei rapporti tra l’allenatore
e la Juventus – a partire da Giugno 2017.
Il Club e il
tecnico avrebbero trovato un accordo per provare a finire la stagione in
bellezza e poi separarsi da buoni amici, senza rancori ma soprattutto senza
buonuscita né penali da pagare.
La riluttanza
di Massimiliano Allegri nel confermare o smentire tanto la permanenza alla
Juventus quanto la separazione e la poca chiarezza delle intenzioni di Arsène
Wenger hanno alimentato queste voci, tanto da spingere quasi tutti i giornali
sportivi d’Inghilterra a stilare la lista dei sostituti di Arsène Wenger sulla
panchina dell’Arsenal – che sono passati da “possibili” a “probabili”.
A parte il
tecnico italiano, unica figura di una certa caratura presente nella lista del
Mirror, gli altri nomi che circolano sono quelli del tecnico del Borussia
Dortmund Thomas Tüchel, di Leonardo Jardim del Monaco, di Roger Schmidt del
Bayer Leverkusen e Eddie Howe del Bournemouth – più qualche outsider come Ralph
Hasenhüttl del Lipsia o perfino Patrick Vieira del New York City.
Mi perdonerete
se non mi esalto davanti alla possibilità che un manipolo di debuttanti possa
prendere in mano le redini di un Club come il nostro e gestire un passaggio
delicatissimo come quello della sostituzione di un monumento come Arsène
Wenger.
Che piaccia o
no, l’alsaziano è in carica da 20 anni e cambiare anche solo leggermente i
metodi di lavoro, di preparazione e d’organizzazione del Club e dei suoi
collaboratori è un’impresa titanica, vista la routine che si è installata
durante il suo regno.
Anche volendo
apportare cambiamenti poco alla volta e senza voler stravolgere la filosofia
della squadra e del Club, sono troppe le abitudini ormai instauratesi, quindi
trovo difficile che un manager senza esperienza possa entrare nel Club e
imporsi.
Il discorso
sarebbe ben diverso se fosse un Guardiola, un Ancelotti, un Mourinho o magari
anche un Simeone a raccogliere l’eredità di Arsène Wenger, perché porterebbe
con sé un metodo ben preciso, una scuola di pensiero rodata e ben chiara, fin
dal primo giorno.
Come detto, l’unico
allenatore che porterebbe con sé un bagaglio d’esperienza sufficiente per dare
una nuova identità alla squadra sarebbe Massimiliano Allegri, forte delle
esperienze al Milan e alla Juventus – con tutta la pressione, le difficoltà e
le aspettative del caso.
Uomo di
carattere e tattico astuto, forse non possiede il fascino di qualche illustre
collega ma di certo ha le competenze necessarie per convincere gli scettici.
Lo ha fatto al
Milan – nonostante Berlusconi e un mercato spesso deficitario – e lo ha fatto
alla Juventus nonostante le reticenze di una parte dei tifosi e l’ombra
ingombrante di Antonio Conte.
Resto convinto
che il contratto biennale proposto dall’Arsenal ad Arsène Wenger verrà
sottoscritto dal francese, a meno di un finale di stagione disastroso e della
mancata qualificazione alla prossima Champions League, però un cambiamento di
guida non è più tanto utopico quanto lo era un paio di stagioni fa.
L’ambiente non
è così tossico come le piattaforme social fanno traspirare e di certo i quattro
pagliacci di Arsenal Fan TV non rappresentano che un’infima minoranza della
tifoseria, però la voglia di un nuovo inizio è sempre più tangibile, anche tra
chi sostiene apertamente l’operato di Arsène Wenger.
Non voglio
ripetermi ma non sono tanto le sconfitte o gli errori a pesare, è più che altro
quella sensazione di déjà-vu a renderli spesso imperdonabili oltre ogni logica.
Se anche
Arsène Wenger avrà questa sensazione, allora potrebbe davvero salutare e
chiudere la carriera all’Arsenal, perché ad oggi un passaggio nel direttivo del
Club è da escludersi categoricamente.
Arsène è e
resterà un uomo di campo, mai un ufficio con scrivania in mogano non diventerà il
suo nuovo luogo di lavoro.
A quel punto –
e solo a quel punto – spero che il Club faccia la scelta giusta per sostituirlo
perché l’idea di finire come il Manchester United è terrificante.
Appunto...
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