
Come anticipato qualche mese fa, Arsène Wenger ha rinnovato il contratto che lo lega
all’Arsenal e continuerà a guidare il Club fino alla fine della stagione
2018/2019.
Hurrah.
L’alsaziano ha
deciso di autografare l’accordo propostogli da una dirigenza sempre più inetta
e ingiustificabile, incapace in primis di prendere una decisione chiara e ora
timorosa di annunciare pubblicamente la propria scelta – sintomo dell’imbarazzo
di Stan Kroenke e Ivan Gazidis di fronte all’inevitabile ira dei tifosi.
Cari Stan e
Ivan, se Arsène Wenger è l’uomo giusto per tirare fuori la squadra dal pantano
attuale, perché non sbandierarlo ai quattro venti e spiegare una volta per
tutte come stanno le cose?
Mandare un
messaggio chiaro e forte non farebbe che rinforzare la posizione di un manager
sempre più sulla graticola e spazzerebbe d’un sol colpo le incertezze di
giocatori e staff – permettendo a tutti di concentrarsi sulla preparazione
delle prossime, decisive partite.
Invece in casa
Arsenal si continua a brancolare nel buio e ad aspettare il “momento giusto”
per rendere pubblica la notizia, perché prendere posizione richiede carattere e
questo sembra mancare tremendamente tra i più alti dirigenti del Club.
Siamo alla
deriva totale ormai, i risultati sono in caduta libera, una buona fetta dei
giocatori esita a rinnovare il proprio contratto – Alexis Sánchez e Mesut Özil
su tutti, ma pure Alex Oxlade-Chamberlain, Jack Wilshere, Kieran Gibbs,
Wojciech Szczesny e Petr Čech – e il manager può permettersi il lusso di
decidere come e quando rinnovare il proprio contratto, senza che la dirigenza
apra bocca in merito.
Non esiste un
altro Club nel quale il manager abbia così tanta libertà di azione, non esiste
un altro Club la cui dirigenza sia così passiva e si accontenti di nascondersi
dietro la figura di un uomo di grandi valori umani e calcistici ma decisamente
in difficoltà, negli ultimi anni.
Il fatto che
Arsène Wenger si senta capace di trasformare la squadra e guidarla verso nuovi
successi non mi crea nessun problema – anzi, mi preoccuperebbe il contrario –
ma il fatto che nessuno nel Club abbia il potere di metterne in discussione
metodi e risultati mi spaventa; Arsène Wenger è motivato per smentire i suoi
detrattori e far ricredere tanti scettici ma chi ci sarà per verificare che ci
riesca?
C’è un enorme
divario tra ciò che ognuno di noi pensa di poter fare e quel che riesce
effettivamente a realizzare, con la differenza che per noi ci sono professori e
datori di lavoro a controllare il nostro operato, mentre all’Arsenal il manager
si valuta da solo.
Non dubito che
Arsène Wenger sia onesto e limpido con sé stesso quando si tratta di
auto-valutarsi – è una cosa che chiede regolarmente anche ai suoi giocatori –
ma può un Club della statura dell’Arsenal mettersi completamente delle mani di
un singolo individuo?
Leggo con
disillusione di fondi enormi messi a disposizione del manager per trasformare
la squadra, della ricerca di un direttore sportivo per affiancarlo, di una
possibile rivoluzione dello staff tecnico e tante altre speculazioni che hanno
un che di familiare – anche troppo.
Bisogna
riconoscere che Arsène Wenger ha investito pesantemente per rinforzare la
squadra, spendendo oltre 300 milioni di euro in quattro stagioni per acquistare
Mesut Özil, Alexis Sánchez, Granit Xhaka, Shkodran Mustafi e tanti altri, e che
lo staff tecnico è stato arricchito dagli arrivi di Shad Forsythe and Barry
Solan, tuttavia la squadra non ha fatto il salto di qualità richiesto.
Abbiamo gli
introiti e le infrastrutture di in Club di primissima fascia, però in campo non
siamo ancora in grado di giocarcela alla pari con le migliori squadre d’Europa –
anzi, siamo lontani anni luce come dimostratoci da Bayern Monaco e Barcellona.
Che siate d’accordo
o no, è legittimo pensare che esista un problema nel modo in cui la squadra è
costruita e preparata e che Arsène Wenger – a capo di tutto, dai trasferimenti
agli allenamenti e alle scelte di formazione – abbia una grossa fetta di responsabilità
nell’attuale stagnazione che attanaglia la squadra, tuttavia è altrettanto
legittimo che la dirigenza sia convinta che l’alsaziano possa trovare le
soluzioni giuste per restituirci un po’ d’entusiasmo e di orgoglio e voglia
quindi confermarlo per altre due stagioni.
Perché non
prendere posizione, quindi?
Spero non sia per
convenienza o – peggio – per paura del cambiamento, perché allora il tracollo è
solo rimandato al giorno in cui Arsène Wenger dirà basta.
Ora come ora,
a noi tifosi non resta che sostenere una squadra in crisi d’autostima e
spingerla verso un finale di stagione che sia degno della nostra storia gloriosa:
in campionato bisognerà sudare per accaparrarsi un posto tra le prime quattro e
in FA Cup ci aspetta una grande sfida contro il Manchester City di Guardiola,
ultimo ostacolo prima di un’eventuale finalissima (la terza in quattro anni)
contro Chelsea o Tottenham.
C’è ancora
tempo per rendere quest’annata un po’ meno amara.
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