“Arsène, che
ci fai ancora qui?” è il titolo dell’ultimo post che avete letto su questo
blog, scritto nell’immediato dopo-partita della sciagurata sconfitta per 3-0
rimediata a Selhurst Park, contro il Crystal Palace.
Quella sconfitta
e la maniera in cui era arrivata parevano aver sancito la fine del rapporto tra
Arsène Wenger e l’Arsenal: la squadra era sembrata disunita e svogliata, l’idea
tattica ancor più assente del solito e il manager completamente incapace di rimettere
a posto le cose.
Allora come
oggi, non è cambiato nulla.
Come accaduto
fin troppo spesso, Arsène Wenger e il Club hanno dato l’impressione di voler
rivoluzionare staff, tattica, giocatori e l’intera struttura del Club, salvo
poi spegnersi nel proprio slancio e tornare all’apatia che rende questo Club –
un tempo glorioso – una vera tortura per i propri tifosi.
Subito dopo la
sconfitta contro gli uomini di Alan Pardew, Arsène Wenger ha sconvolto l’assetto
tattico schierando un’inedita difesa a tre e le sorti della squadra si sono
capovolte: sette vittorie in otto partite, cinque gol incassati a fronte di
sedici segnati, una semifinale di FA Cup da applausi contro il Manchester City
e il trionfo – ancor più esaltante – contro il Chelsea nella finale di Wembley.
Dopo
l’annuncio del prevedibile rinnovo biennale del manager, sono arrivati due
ottimi colpi di mercato che rispondono ai nomi di Sead Kolašinac e Alexandre
Lacazette – più un’autentica rivoluzione nello staff con gli arrivi di Sal Bibbo
(allenatore dei portieri), Darren Burgess (preparatore atletico, specialista
nel prevenire gli infortuni muscolari ai quadricipiti) e di Jens Lehmann ad
affiancare Steve Bould e lo stesso Arsène Wenger.
Immaginando
che Arsène Wenger si fosse dimesso dopo la partita contro il Crystal Palace, se
un ipotetico nuovo manager avesse messo in atto tali cambiamenti, avremmo tutti
gridato alla tanta sospirata rivoluzione in casa Arsenal.
Nuova
formazione, nuovi collaboratori, una FA Cup e un Charity Shield nei primi quattro mesi alla guida del Club – un inizio scintillante per il dopo-Wenger.
Con questo
ragionamento in testa, mi sono ritrovato a credere che il vecchio, immutabile
Arsène Wenger stesse davvero diventando il “catalizzatore del cambiamento” all’Emirates
Stadium, come auspicato da Ivan Gazidis.
Poi la dura
realtà mi ha riportato coi piedi per terra: nessun nuovo arrivo dopo i due già
citati, nonostante le evidenti lacune in difesa e a centrocampo, e una
frustrante incapacità di disfarsi dei troppi giocatori in rosa – principalmente
a causa degli assurdi stipendi pagati a giocatori mediocri.
La stagione è
iniziata con l’Arsenal a corto di difensori centrali e una vittoria più che
risicata contro il modesto Leicester City, seguita dall’evitabilissima
sconfitta contro lo Stoke City e l’umiliazione di Anfield contro il Liverpool.
Tra terzini improvvisati
come centrali di difesa, giocatori visibilmente desiderosi di cambiare aria che
sono stati schierati titolari e tattiche sempre più suicidarie, siamo arrivati
al solito psicodramma d’inizio stagione.
Tre partite e
siamo già alla rivolta nello spogliatoio, con il mercato che crea grattacapi
anziché aiutare a risolverli.
Il problema è
che non ci si stupisce nemmeno più e questa è la colpa più grande, sia del Club
che di Arsène Wenger – un uomo a cui è concesso tutto, anche rimediare venti
sconfitte imbarazzanti in cinque anni.
Sei gol presi
a Stamford Bridge, a Old Trafford e a casa del Manchester City, due cinquine
rimediate an Anfield, il doppio 1-5 contro il Bayern Monaco, altri quattro gol
incassati contro il Liverpool, lo 0-3 rifilatoci dal Crystal Palace e gli
indimenticabili otto gol concessi al Manchester United – tralasciando lo 0-4 di
San Siro, il tragicomico 1-3 casalingo contro il Monaco e le sconfitte a
sorpresa contro Birmingham City, Bradford, Bolton Wanderers e Blackburn Rovers.
Mentre tutto
intorno il panorama della Premier League cambia in maniera vertiginosa, con le
medio-piccole West Brom e Swansea che trattano giocatori di primo livello come Grzegorz
Krychowiak e Renato Sanches – rispettivamente con PSG e Bayern Monaco – e l’Everton
spende quasi un centinaio di milioni senza battere ciglio, l’Arsenal e Arsène
Wenger continuano ad andare a braccetto, più per convenienza e paura che per
convinzione, perché – citando il grande Gaber – “la rivoluzione oggi no, domani forse ma dopodomani….SICURAMENTE!”
Al cuor non si comanda: FORZA ARSENAL.
RispondiEliminaMa Debuchy perchè è fuori da ogni considerazione? Ha fatto o detto qualcosa?
Il caro Mathieu ha reiteratamente e pubblicamente criticato Arsène Wenger, reo di preferirgli Hector Bellerín e di avergli impedito di andare al Manchester United in Gennaio. Da allora non gioca più, se non con la U23, e ha rifiutato diverse squadre perchè non voleva ridursi lo stipendio. Il Club era pronto a cederlo gratis ma lui si è impuntato. Una bella situazione da separati in casa...
RispondiEliminaOk.Grazie.
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