Il Manchester
City sbanca l’Emirates Stadium, cortesia dei gol di Raheem Sterling e Bernardo
Silva.
Come
prevedibile, gli uomini di Pep Guardiola hanno fatto pesare il proprio
affiatamento e la propria intesa contro un Arsenal ancora sperimentale – nell’approccio
tattico ancora più che negli uomini.
Se è vero che
vi erano in campo due giovanissimi come Mattéo Guendouzi e Ainsely
Maitland-Niles, schierato terzino sinistro, si è trattato di un vero debutto
per tutti gli uomini in campo, compreso il veterano Petr Čech; il portiere ceco
ha rappresentato in pieno il cambiamento radicale che Unai Emery sta lentamente
implementando sul campo d’allenamento, sottolineando i limiti attuali quando è
stato chiamato a giocare con i piedi e far ripartire l’azione.
Goffo
tentativo di autorete a parte, Petr Čech è apparso a disagio nel dover
impostare l’azione dalla propria area e cercare di attirare a sé gli attaccanti
avversari, per scomporre la linea di pressing del Manchester City.
Come lui hanno
sofferto i difensori centrali e i centrocampisti, ancora troppo macchinosi e in
difficoltà di fronte al pressing altissimo di Agüero, Bernardo Silva e Güngoğan,
mentre sulla trequarti non sono quasi mai arrivati palloni interessanti.
Non è certo la
prima volta che vediamo l’Arsenal pressare in maniera aggressiva, soprattutto
in casa, ma la maniera scelta da Unai Emery è molto più pragmatica e prudente,
rispetto agli arrembaggi voluti da Arsène Wenger in passato; un primo segnale
di cambiamento in casa Arsenal, che purtroppo non ha portato i frutti sperati,
se non parzialmente.
La
sostituzione ad inizio ripresa (un cambiamento radicale!) di Aaron Ramsey con
Alexandre Lacazette, con il conseguente spostamento di Pierre-Emerick
Aubameyang a sinistra, ha infatti dato maggiore incisività alla pressione dell’Arsenal
e permesso di recuperare un paio di palloni molto interessanti, purtroppo non
capitalizzati dallo stesso Alexandre Lacazette e da Mesut Özil, due volte.
Un gol segnato
da palla recuperata in pressing non avrebbe probabilmente cambiato nulla al
risultato finale, però moralmente avrebbe potuto aggiungere convinzione ad un
gruppo di giocatori che si sta ancora cercando.
Altro segnale
di rottura da parte di Unai Emery è la volontà di costruire dal basso, in
maniera molto più insistita rispetto a quanto eravamo soliti vedere con Arsène
Wenger; sia Sokratis che Shkodran Mustafi si sono spesso abbassati sulla linea
di fondo per ricevere il pallone e scambiarlo col portiere, oppure con uno dei
mediani, nonostante il pressing ben organizzato dagli avversari.
Peccato per l’impazienza
del pubblico, perché l’atteggiamento è da premiare e ci permetterà di creare
molte occasioni in contropiede, contro avversari meno affiatati e attenti.
Non va
dimenticato infatti che abbiamo affrontato la miglior squadra del campionato,
per distacco, e che alcuni dei nostri giocatori hanno mostrato limiti fisici
abbastanza evidenti, Granit Xhaka su tutti.
Forse
serviranno una decina di partite prima di poter vedere un gioco più fluido e
naturale, sia in fase difensiva che in fase offensiva, ma la direzione presa da
Unai Emery è quella giusta.
Da un punto di
vista generale, il debutto di Unai Emery sulla panchina dell’Arsenal non è andato
troppo male – risultato finale a parte; il calendario non lo ha certo aiutato, Manchester
City e Chelsea alla prima e seconda di campionato sono pessimi clienti, e sono
convinto che con un inizio più abbordabile avremmo tutti avuto una percezione
ben diversa del lavoro svolto dal tecnico spagnolo nei primi 82 giorni di
regno.
Nonostante un
primo tempo in cui non abbiamo creato molto in fase offensiva, con i soli
Pierre-Emerick Aubameyang e Hector Bellerín capaci di andare alla conclusione,
nel secondo tempo abbiamo creato molti più grattacapi all’avversario di
giornata e avremmo anche dovuto segnare con Alexandre Lacazette, ma il francese
ha calciato a lato da ottima posizione.
Al netto delle
prestazioni opache di Granit Xhaka e Henrikh Mhkitaryan, entrambi avulsi, la
maggior parte dei giocatori scesi in campo ha giocato una buona partita, con il
giovane Mattéo Guendouzi tra i più impressionanti; l’ex centrocampista del
Lorient ha commesso due errori grossolani, uno dei quali avrebbe dovuto
costarci un gol, ma la personalità con cui ha affrontato la Premier League e il
Manchester City è stata davvero entusiasmante.
Bene anche
Stephan Lichtsteiner e Lucas Torreira, che si candida già ad un posto da
titolare a Stamford Bridge per offrire dinamismo ed energia ad un centrocampo
troppo compassato.
Appuntamento a
Stamford Bridge per vedere quanto in fretta imparano il nuovo allenatore e i
suoi giocatori.
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