Vedere undici giocatori ben messi in campo,
carichi a mille, concentrati, efficaci e determinati a vincere una partita
decisiva contro un avversario, il Chelsea, che partiva favorito.
Il primo quarto d’ora, in particolare, è
stato una gioia per gli occhi e per il nostro orgoglio: Lucas Torreira e Aaron
Ramsey in moto perpetuo, Alexandre Lacazette maestoso nel guidare la linea
d’attacco, Pierre-Emerick Aubameyang aggressivo sul portatore di palla
avversario e il Chelsea, maestro del possesso palla e della costruzione
ragionata, completamente spaesato, incapace di mettere insieme tre passaggi di
fila.
Il gol del vantaggio è stato una
conseguenza naturale di un dominio incontestabile, la maniera in cui Alexandre
Lacazette l’ha confezionato una vera delizia; il Chelsea sembrava destinato a
capitolare fin dalle primissime battute, quando Pierre-Emerick Aubameyang ha
lisciato un cross basso di Alexandre Lacazette e Laurent Koscielny ha colpito
di testa a botta sicura, centrando però Kepa in pieno volto, con la palla che è
volata sopra la traversa.
Per oltre un’ora, prima di un inevitabile
calo fisico, abbiamo vinto praticamente tutti i nostri duelli e impedito al
Chelsea di creare vere e proprie occasioni da gol.
Il pallonetto fuori misura di Pedro e il
palo colpito da Alonso sono stati avvenimenti estemporanei, figli di una grande
intuizione di David Luiz e di un calcio piazzato, mentre Hazard annaspava nella
morsa degli eccellenti Laurent Koscielny e Sokratis e i due esterni venivano
neutralizzati con una certa facilità dai nostri terzini.
Un vera goduria, come ho detto, che mi ha
riportato alla vittoria nel derby d’inizio dicembre.
…
Come
abbiamo fatto a perdere col West Ham e col Southampton? Come abbiamo potuto
pareggiare col Brighton?
Com’è
possibile che questa stessa squadra, così carica e aggressiva, sia la stessa
che abbiamo visto vegetare allo stadio Olimpico, al St. Mary’s e all’Amex
Stadium?
Si è parlato tantissimo dell’assenza di Mesut
Özil, della conseguente mancanza di creatività in squadra, tuttavia quello
vista col Chelsea è una squadra perfettamente in grado di creare grattacapi a
qualsiasi avversario (o quasi) anche senza le intuizioni del trequartista
tedesco.
Il problema è da cercare altrove,
evidentemente.
Ricordo ancora le polemiche del
post-Brighton o la delusione dopo l’inattesa sconfitta a casa del West Ham e
ricordo bene come Unai Emery sia finito nell’occhio del ciclone per aver
schierato contemporaneamente tre “centrocampisti difensivi” come Granit Xhaka,
Lucas Torreira e Mattéo Guendouzi.
Al di là dell’equivoco tattico, perché
nessuno dei tre citati qui sopra è in effetti un centrocampista difensivo nel
senso proprio della definizione, le polemiche sono state scatenate dal fatto
che i tre centrocampisti non hanno saputo costruire un ponte con l’attacco,
isolato ed abbandonato a sé stesso.
Il
denominatore comune alle ultime tre prestazioni scialbe è da cercarsi in uno
schieramento troppo prudente, con cinque
difensori e tre centrocampisti puri; senza Mesut Özil sulla trequarti o Aaron
Ramsey a spingere il baricentro della squadra
in avanti, Pierre-Emerick Aubameyang e Alexandre Lacazette non ricevono
palloni giocabili e faticano a costruirsi occasioni da rete degne di questo
nome.
Posso capire che Unai Emery sia preoccupato
dall’eccessivo numero di gol incassati fino a qui (32, più di Leicester, Wolves
e Newcastle, tanti quanti Crystal Palace, Watford e Brighton) ma la soluzione
evidentemente non è aumentare il numero di difensori o di giocatori difensivi.
Per quanto assurdo possa essere, questo
Arsenal sembra essere una squadra che difende meglio quando può attaccare in
gran numero; sarà forse parte dell’eredità lasciata da Arsène Wenger, tuttavia
la miglior arma difensiva attualmente in nostro possesso è la nostra qualità
offensiva.
Un Arsenal schierato con un 4-3-1-2 o un
4-3-2-1 sembra molto meglio organizzato difensivamente rispetto ad un 5-3-2 o
3-5-2, nonostante i numeri possano suggerire il contrario; esattamente come
aggiungere attaccanti non aumenta necessariamente le possibilità di far gol,
aggiungere difensori non garantisce una miglior tenuta difensiva.
Costringere
una squadra difensivamente scarsa a doversi difendere è una tattica suicida, se
ci si pensa bene; meglio lavorare
affinché il pallone resti il più a lungo possibile il più lontano possibile
dalla nostra linea difensiva.
A
Unai Emery chiedo di ritrovare il coraggio di osare, di mandare in campo una squadra che ci faccia vibrare
per intensità, aggressività e determinazione - come quelle viste contro
Tottenham, Liverpool (in casa) e Chelsea.
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