Il 20 Maggio 1982 a Plzeň, uno dei più importanti centri
di interesse della Repubblica Ceca, da mamma Libuse nascono tre gemelli: Sarka,
Micheal e Petr.
Il parto non fu per niente facile e si dice che tutti i
bambini siano nati con qualche fragilità di troppo ma gli infermieri rassicurano
i genitori, gridando al miracolo per la triplice nascita.
La storia di oggi sarà incentrata su uno di quei tre
fratelli: Petr, che di miracoli nella sua vita, ne ha vissuti e compiuti
parecchi.
Inizia la sua carriera nello Skoda Plzeň, l'attuale Viktoria, che lo tessera e lo lancia nel mondo del calcio come attaccante ma sin da subito si intuisce che il gioco d'attacco non è il suo forte.
La casualità vuole che nei primi momenti di
riabilitazione, in seguito alla frattura della gamba destra, Petr nelle
partitelle finali viene posizionato spesso in porta.
A furia di stare tra i pali, l'allora già mastodontico
Čech ci prende gusto e decide di restarci e di iniziare la sua carriera
calcistica con i guantoni addosso.
Dopo tutta la trafila nelle giovanili dello Skoda, fa il
suo esordio tra i professionisti col Chmel Blšany, dove rimane fino al 2001,
per poi passare allo Sparta Praga ed infine al Rennes.
Arriviamo dunque al punto cruciale della sua lunga
carriera: Il 1 luglio del 2004, il giorno di apertura della finestra estiva di
mercato, Petr Čech passa al Chelsea per 13 milioni di euro.
Sebbene sia arrivato come secondo di Cudicini, le
prestazioni un po’ appannate di quest'ultimo creano il terreno ideale per
spiccare il volo e, da lì a poco, per trascinare i Blues il più in alto possibile.
La fiducia di Mourinho, che lo ha voluto e lanciato al
Chelsea, viene subito ripagata con prestazioni caratterizzate da sicurezza,
professionalità e un'ottima qualità tra i pali; a dimostrare ciò é il record di
minuti senza subire gol in Premier League: 1'024 minuti, dal dicembre 2004 al
marzo 2005.
Le stagioni successive procedono bene, sulla falsariga
delle precedenti, fino al 14 ottobre 2006, che diventerà uno dei momenti
cruciali della sua vita, prima ancora che della sua carriera: al Madejski
Stadium si affrontano il Reading e la squadra allenata da Mourinho; la partita
è appena iniziata da appena sedici secondi quando, dopo un lancio e l'uscita di
Čech, il ginocchio dell'ala del Reading, Stephen Hunt, va a scontrarsi con la
testa del portiere del Chelsea.
Il portiere rimane a terra, tenta di alzarsi ma dopo poco
cade di nuovo e viene dunque portato con urgenza in ospedale.
È necessaria un’operazione lunghissima, durante la quale
gli vengono impiantati due sostegni di ferro in sostituzione alla parte
fratturata del cranio.
Di quegli istanti “Big Pete”, non ricorda assolutamente
niente: non ricorda dello scontro, della partita, del trasporto; sa solo di
essere in un letto di ospedale dopo aver rischiato di lasciarci le penne.
Ad accompagnare la felicità di essere sano e salvo, però,
c’è l’angoscia di non poter più scendere in campo a difendere la sua tanto
amata porta.
Fortunatamente i medici danno l’ok dopo 98 interminabili
giorni e, con un caschetto in più, Petr torna a difendere la porta dei Blues.
Da quel momento il vecchio Čech arriva al capolinea ed
entra in scena un nuovo Petr, più determinato, consapevole e forte.
I successivi 8 anni col Chelsea saranno saranno
costellati da trofei, con la Champions contro il Bayern in prima fila, arrivata
proprio grazie ai due penalty parati.
Il ritorno dal prestito di Courtois mette però in secondo
piano il giocatore ceco, che dopo un anno vissuto da vice decide di fare le
valigie e trasferirsi sempre a Londra ma con la maglia dell’Arsenal.
Chiamatela casualità, ma la prima partita disputata con
la maglia dei Gunners vede come avversario proprio il Chelsea: in quel match i
suoi salvataggi, soprattutto sulla punizione di Oscar, mantengono il vantaggio
di Chamberlain e permettono all’Arsenal di portare a casa il Community Shield,
suo primo trofeo targato Arsenal.
La storia non cambia nelle altre finali vinte con la
maglia dell’Arsenal, poiché a farne le spese sono sempre stati i cugini del
Chelsea.
Dopo tre anni giocati ancora a degli ottimi livelli,
nonostante qualche sbavatura qua e là, Čech ha deciso di annunciare il suo
addio al calcio giocato al termine della stagione corrente.
L’ha comunicato a tutti
la settimana scorsa, con una nota scritta sul suo iPhone, catturata e
postata su Instagram, sempre con la sua solita e formidabile semplicità.
Semplicità che da sempre l’ha contraddistinto e che lo ha
reso quello che è ora.
Perchè per essere un eroe non è obbligatorio un mantello
ma possono anche bastare un paio di guanti e un caschetto.
Nessun commento:
Posta un commento
I Vostri Commenti