Il re dei tunnel.
L’eterno incompiuto. Il Naija Boy. Il nostro Godot. L’ala. Il trequartista. La
seconda punta. Venderlo, non sarà mai all’altezza. Puntare sul ragazzo del
vivaio. Bidone. Futuro campione.
Tutto questo, nel bene e nel male, è Alex Iwobi.
Come Jack Wilshere, Emile Smith-Rowe, Eddie Nketiah e
Reiss Nelson, è uscito dal vivaio dopo aver fatto tutta la trafila nelle
giovanili; a differenza di Jack Wilshere, Emile Smith-Rowe, Eddie Nketiah e
Reiss Nelson, non ha mai generato una grande eccitazione tra i tifosi.
Anzi.
Spesso scelto come capro espiatorio quando le cose vanno male (e quando non ce la si può prendere con Mesut Özil), Alex Iwobi è uno dei pochissimi giovani usciti dal settore giovanili ad essere poco sostenuto e apertamente contestato; trattato come un veterano nonostante i ventidue anni, dal centrocampista nigeriano ci si aspetta tutto e non viene concesso il minimo margine d’errore.
Ho assistito all’ascesa irresistibile di Fran Mérida,
Chuks Aneke, Jay-Emmanuel Thomas, Henri Lansbury, Benik Afobe o Jon Toral -
tutti additati come sicuri fenomeni del calcio del futuro - e alla loro
inevitabile discesa verso un livello calcistico meno prestigioso, mentre Alex
Iwobi progrediva tranquillamente fino ad entrare stabilmente in prima squadra e
accumulare 130 presenze con la maglia dell’Arsenal.
Non avrà lo stile scintillante di Reiss Nelson, il
talento abbagliante di Jack Wilshere e Emile Smith-Rowe o le statistiche da
capogiro di Eddie Nketiah ma Alex Iwobi ha goduto della piena fiducia di Arsène
Wenger - uno che di giovani qualcosa conosce - e gode di quella di Unai Emery,
che per il ruolo di centrocampista offensivo a sinistra lo considera la prima
scelta assoluta.
Perché è così difficile sostenere ed incoraggiare Alex
Iwobi?
L’impressione è che ogni errore venga ingigantito e
additato come peccato capitale, mentre le giocate che gli riescano non vengano
apprezzate abbastanza.
Non sto dicendo che Alex Iwobi sia (o diventerà mai)
necessariamente un fenomeno ma è senz’altro tra i migliori Under 23 d’Europa
quando si tratta di collegare centrocampo e attacco oppure fare il passaggio
necessario affinché un’azione pericolosa di trasformi in un’occasione da gol.
Non amo particolarmente le statistiche e tanto meno i
famosi XG o XA ma Alex Iwobi è stato
riconosciuto come il terzo centrocampista/trequartista under 25 in Europa in
quanto ad occasioni da gol create da azioni di movimento, davanti a gente più
celebrata come Alli, Milinkovic-Savic, Bernardo Silva o Fornals - solo per
citarne alcuni.
Per riassumere e semplificare, non sempre è lui a
confezionare l’assist finale ma il passaggio immediatamente precedente, quello
che spesso fà tutta la differenza, è suo.
Sbloccare l’azione è un’arte difficile da padroneggiare,
che passa facilmente inosservata, allo stadio come in televisione, ma che
risulta indispensabile alle fortune di una squadra.
Ci vogliono occhio, velocità di pensiero e qualità
nell’esecuzione del passaggio, tutte qualità che migliorano con l’esperienza e
i minuti in campo.
Per quanto Alex Iwobi sprechi ancora tante occasioni con
un passaggio fuori misura o una conclusione troppo debole, è costantemente al
centro del nostro gioco e spesso al posto giusto nel momento giusto e dovremmo
essere tutti lì a sostenerlo ed incoraggiarlo, anziché contestarlo ad ogni
errore.
Come a Jack Wilshere abbiamo concesso, per anni, di
schiantarsi inevitabilmente contro il primo avversario che gli si parava
davanti, ad Alex Iwobi dovremmo perdonare un errore nella finalizzazione perché
trovarsi sempre nella posizione giusta in campo è un segno distintivo dei buoni
calciatori - e dei buoni centrocampisti in particolare.
Ammetto che mi abbia fatto arrabbiare contro
l’Huddersfield, quando ha sbagliato un passaggio filtrante apparentemente
semplice o quando ha concluso a rete in maniera più che telefonata, tuttavia mi
dichiaro colpevole di aver dimenticato la maniera in cui ha ripetutamente
spezzato in due il campo con alcune progressioni palla al piede e di come,
nonostante la deviazione, ha sbloccato la partita con un tiro al volo molto
coraggioso e ben eseguito.
Come tanti altri, sono colpevole di concentrarmi su
quanto potrebbe fare meglio ma dimentico troppo in fretta quanto di buono
combina in campo o semplicemente non lo noto al primo colpo.
Alex Iwobi è all’Arsenal da quando aveva otto anni e
difficilmente troveremo un giocatore più rappresentativo dei valori del Club e
più vicino a noi tifosi, quindi sarebbe bene che lo coccolassimo un po’ di più,
anziché criticarlo in permanenza.
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