Sono
le 18.58 italiane, le 17.58 londinesi: Jonathan Moss, l'arbitro che sta
dirigendo Arsenal-Manchester United, indica con sicurezza il dischetto - è
rigore per l'Arsenal.
I
ragazzi di Emery vanno tutti a congratularsi con Lacazette, astuto nel riuscire
a conquistare il penalty ai danni di Fred.
Tutti tranne uno.
Tutti tranne l'uomo che il sabato prima ha sbagliato il rigore decisivo nel derby contro il Tottenham e che, anche questa volta, raccoglie il pallone, lo accarezza e lo appoggia sul dischetto.
Stavolta
sa che la palla entrerà in rete, facendo impazzire l’Emirates, perché con gli
errori è cresciuto e dalle vie secondarie si è sempre fatto strada, diventando
il giocatore imprescindibile che tutti ora conosciamo.
Pierre-Emerick
nasce a Laval, nel nord-ovest della Francia; il padre Pierre, è un ex
calciatore gabonese, mentre la mamma Margarita gestisce una piccola boutique.
Per via della carriera del padre, l’infanzia e l’adolescenza del ragazzo
vengono vissute un po’ ovunque, tra Francia, Colombia e infine Italia.
Pure
la sua primavera calcistica è un viaggio continuo, segnato da tradizioni e
costumi differenti, che influenzeranno molti atteggiamenti dell’attaccante
gabonese.
Dopo
i primissimi inizi, vissuti tra Laval, Rouen e Bastia, arriva la chiamata del
Milan; proprio il Milan che nel lustro precedente aveva già tesserato i due
fratelli più grandi, senza però trovare in loro ciò che si aspettavano; visti i
brutti risultati ottenuti coi due fratelli, per Pierre il trattamento non è
differente: un buon periodo con la primavera e da lì bagaglio in mano alla
ricerca di fortuna altrove.
Dopo
3 anni di prestiti al Digione, Lille e Monaco, arriva finalmente il
Saint-Étienne, che dopo un anno di ambientamento, decide di esercitare il
diritto di riscatto e che per appena 1 milione di euro si ritrova in casa un authentique diamant, solamente da
raffinare.
Al
Saint-Étienne conosce una parola a lui ancora sconosciuta: fiducia.
Quella
fiducia che è mancata al Milan, che è mancata nei precedenti prestiti ma che
viene ripagata ai bordi della Loira, dove l'amore dei tifosi è ripagato
profumatamente dai suoi gol.
Al
termine dei due anni e mezzo, sono 41 i gol realizzati dall’attaccante
gabonese; nel 2013 arriva secondo nella classifica cannonieri e porta in casa
del Saint-Étienne la Coppa di Francia per la prima volta nella storia del club.
È arrivato il momento per Auba di ambire
a palcoscenici più importanti e il Borussia Dortmund è la scelta che lo intriga
di più, così il 4 luglio 2013 ne diventa ufficialmente un giocatore.
La
sua avventura tedesca continua sui ritmi pazzeschi francesi, con i suoi soliti
strappi in velocità e la sua finalizzazione. Pronti via e al primo incontro
assist decisivo da subentrato e supercoppa tedesca in bacheca ai danni del Bayern;
passa appena una settimana ed è subito tripletta alla prima in campionato.
Inizia dunque la sua vera salita verso l'Olimpo del calcio, prima con Klopp e
poi con Tuchel, per un totale di 98 gol in 144 partite.
Purtroppo
i malumori, iniziati in estate con il possibile ritorno al Milan, lo spingono,
a gennaio, a cercare fortuna altrove, con un viaggio di sola andata per Londra,
direzione Emirates Stadium.
Auba,
oramai giocatore affermato, sposa il progetto dei Gunners, che fanno di lui uno dei giocatori chiave designati per la
risalita del club; la sua duttilità nei vari ruoli in attacco lo rendono il
pezzo forte della formazione allenata prima da Wenger e ora da Emery,
imprescindibile per entrambi.
Ora è arrivato il momento di caricarsi la
squadra sulle spalle e trascinarla alla conquista del posto Champions,
lasciandosi dietro critiche e imparando dai propri errori, perché é solo questa
la via per spiccare il volo.
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