Settembre
2018: Chris Willock lascia l’Arsenal dopo aver deciso di non rinnovare il
proprio contratto.
Apriti cielo. Quando il promettente
esterno d’attacco, allora appena ventenne, ha firmato con il Benfica sembrava
quasi che Lionel Messi avesse lasciato il Barcellona.
Venticinque minuti in prima squadra
eppure sembrava quasi che Chris Willock fosse sullo stesso livello di altri
ribelli come Samir Nasri o Robin van Persie.
“L’ennesimo esempio di un giocatore
che abbandona la nave, ormai destinata ad affondare.”
“Abbiamo lasciato andare il Willock
forte e ci teniamo quello scarso.”
Nemmeno un anno dopo e guardate com’è girata la ruota: Chris Willock è ancora imprigionato nella squadra B del Benfica mentre suo fratello Joe - quello scarso - ha giocato uno spezzone di finale di Europa League ed è stato promosso in prima squadra, sorprendendo tutti con prestazioni eccezionali.
Ecco, teniamocelo bene a mente
questo, quando lo stesso Joe Willock oppure Reiss Nelson, Eddie Nketiah, Emile
Smith-Rowe o per estensione anche Mattéo Guendouzi scenderanno in campo, la
prossima stagione; la ruota gira di
continuo, per i nostri promettenti giovani, e nessuno di loro dev’essere
giudicato troppo in fretta.
L’etichetta di fenomeno è sempre
troppo pesante e soprattutto troppo avventata, salvo rarissime eccezioni: per
un Cesc Fàbregas c’è un Fran Merida; per un Nicolas Anelka c’è un Gilles Sunu;
per un Ashley Cole c’è un Armand Traoré.
Per ogni talento che riesce a
ritagliarsi un posto ce ne sono almeno trenta che non ce la faranno mai, come
ad esempio Jay-Emmanuel Thomas, Chuba Akpom, Geodion Zelalem, Justin Hoyte,
Ignasi Miquel, Ryo Miyaichi o lo stesso Chris Willock.
Per fortuna, però, ci sono anche
quelli sui quali nessuno avrebbe scommesso e che invece si ritrovano lì, tra i
grandi, a lottare per un posto in squadra - come Joe Willock.
L’esempio più lampante è senz’altro
Alex Iwobi, per il quale il futuro non sembrava altrettanto roseo rispetto ad
alcuni dei suoi pari età e che invece è riuscito a ritagliarsi un proprio
spazio vitale in prima squadra; potrà non convincere appieno o mostrare ancora
limiti frustranti ma è riuscito a conquistare la fiducia di Arsène Wenger e
Unai Emery e questo vale molto di più di una bella compilation su YouTube o un
trilione di gol nelle giovanili. Un altro per il quale le cose stanno
cominciando a girare è Ainsley Maitland-Niles, anche se da messia del centrocampo si è trasformato in
tuttofare e per il quale, come ha scritto Massimiliano, c’è il rischio di
finire come Alex Oxlade-Chamberlain.
La generazione che sta emergendo in
questo momento è indubbiamente talentuosa e ambiziosa, tuttavia è bene
stamparsi in testa che le possibilità che diventino tutti elementi importanti
per la prima squadra sono pressoché nulle; le probabilità di ritrovarci in mano
un gruppo come quello promosso dal vivaio del Manchester United a metà degli
anni ‘90 sono nulle.
Se da parte loro serviranno lavoro
duro e un po’ di fortuna, noi possiamo alimentare quella flebile speranza con
pazienza, sostegno e soprattutto aspettative realistiche: anche se nessuno di
loro diventerà una stella assoluta, anche se nessuno di loro avrà una carriera
come quella di Tony Adams, anche se nessuno di loro passerà alla storia come un
simbolo del nostro glorioso Club, se ognuno di loro sarà in grado di dare un
contributo alle fortune della squadra quando chiamato in causa, allora avranno
fatto centro.
Ognuno di loro può aspirare ad un
posto nella rosa della prima squadra e vincere la propria battaglia ancora
prima che cominci, convincendo il Club che non c’è bisogno di scandagliare il
mercato per un giocatore che non sia un titolare assoluto. Se Reiss Nelson sarà
abbastanza bravo da bloccare l’arrivo di un giocatore alla Carrasco o alla
Fraser, allora avrà vinto la sua battaglia; stesso discorso vale per Eddie
Nketiah, che deve convincere lo staff tecnico di essere un buon rimpiazzo per
Danny Welbeck e così di seguito per Emile Smith-Rowe e Joe Willock a
centrocampo o Bukayo Saka sulla fascia.
Se
anche uno solo tra quelli citati più avanti diventerà una presenza costante tra
gli undici titolari e i sette panchinari, allora dovremo essere contenti e
orgogliosi.
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