L’era
di Laurent Koscielny è finita, dopo appena una stagione con la fascia al
braccio.
Sto andando a memoria ma è dal 2005
che non abbiamo un capitano degno di questo ruolo, qualcuno che possa ispirare
tifosi e compagni di squadra - oltre ad imporre rispetto tra gli avversari.
Da quanto Patrick Vieira è passato
alla Juventus, la fascia di capitano è transitata dal braccio di Thierry Henry
a quello di William Gallas, poi Cesc Fàbregas, Robin van Persie, Thomas
Vermaelen, Mikel Arteta, Per Mertesacker e appunto Laurent Koscielny.
Qualcuno l’ha ereditata per
naturale diritto di successione, qualcuno per merito, altri semplicemente per
età anagrafica ma nessuno è ancora riuscito a rendere onore ad un simbolo che
ha caratterizzato intere epoche - come quella di Tony Adams o di Joe Mercer e
Frank McLintock prima di lui.
Il successore designato sembra essere Granit Xhaka, una scelta logica non fosse che, improvvisamente, lo svizzero si ritrova a non essere più così inamovibile nello scacchiere di Unai Emery.
La concorrenza a centrocampo si sta
facendo molto agguerrita per l’elvetico, che deve fare i conti con compagni di
squadra atleticamente superiori e incredibilmente ambiziosi; ai già presenti
Lucas Torreira e Mattéo Guendouzi si sono aggiunti Joe Willock - pronto per
giocarsi un posto con i grandi - e Dani
Ceballos, il cui posto nello scacchiere tattico sembra già assegnato.
Se, come sembra, Unai Emery sta
tornando alla difesa a quattro e ad un centrocampo ibrido - capace di passare
da due a tre a seconda dell’azione - allora lo svizzero è davvero nei guai:
nonostante le geometrie ed il piede sinistro favoloso, lo scarso dinamismo
potrebbe fare tutta la differenza tra l’essere un titolare fisso e rientrare
nei ranghi di chi non è più intoccabile.
Quest’anno gli ormai abituali
errori di concentrazione di Granit Xhaka saranno più facilmente sanzionabili
perché l’ex capitano del Borussia Mönchengladbach non sarà più l’unico uomo da
cui passano tutti i palloni in uscita dalla difesa e non sarà piú tanto
indispensabile quanto lo era un paio di stagioni fa.
Ad oggi sembra che due delle tre
maglie per il centrocampo abbiano già trovato padrone, ovvero Lucas Torreira e
Dani Ceballos; per la maglia restante abbiamo in ballo Mattéo Guendouzi, Joe
Willock, Mohamed Elneny e Mesut Özil, quindi per Granit Xhaka i margini si
stanno assottigliando.
Che
la rinnovata concorrenza possa aiutarlo a compiere quell’ultimo, indispensabile
eppure così complesso passo verso la categoria dei fuoriclasse? Speriamo.
Oggi Granit Xhaka è un ottimo
calciatore ma non quell’elemento imprescindibile di cui questa squadra ha
bisogno.
Granit Xhaka può scegliere se
diventare il capitano dell’Arsenal per diritto acquisito oppure se diventarlo
per merito: nel primo caso avremmo un altro capitano, l’ennesimo di una lista
di elementi poco convincenti; nel secondo caso avremmo finalmente un capitano
vero, un trascinatore, una figura fondamentale nello spogliatoio e un giocatore
riconosciuto universalmente da compagni, arbitri e avversari.
È tempo per lo svizzero di mettersi
a correre, letteralmente, perché dietro di lui è già iniziata la corsa alla
successione.
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