Se non ricordo male, il nostro
motto è ancora Victoria Concordia Crescit.
Successo attraverso l’armonia.
È
cambiato negli ultimi due anni? Mi sono perso qualcosa?
Ve lo chiedo perché tra i pagliacci esaltati di Arsenal Fan TV, gli imbecilli che mandano minacce di morte ai giocatori e ai loro familiari e uno stadio perennemente mezzo vuoto, silenzioso all’inverosimile tranne quando si tratta di contestare, mi sembra sia improvvisamente passato di moda.
Se leggete regolarmente questo blog
sapete perfettamente come la penso su Unai Emery e sapete anche che Granit
Xhaka per me dovrebbe lasciar posto a Lucas Torreira, tuttavia il livello di
beceritudine di una parte della tifoseria dell’Arsenal nei confronti dell’uno e
dell’altro - o di Arsène Wenger, Shkodran Mustafi, Stephan Lichtsteiner e tanti
altri prima di loro - è del tutto ingiustificata.
Siamo quasi ad inizio Novembre e la
nostra stagione, quella che doveva essere la stagione della rinascita, è già in
pericolo d’implosione: non so se ve ne siete accorti, ma ci troviamo sull’orlo
del peggior baratro degli ultimi vent’anni, un pendio talmente scivoloso che
potrebbe trascinarci al livello di Everton e West Ham, tanto per intenderci.
Siamo qui a ridere del Manchester
United e di Solskjaer ma siamo appena tre punti più in alto, quattro misere
vittorie in dieci giornate di campionato - durante le quali abbiamo affrontato
quattro avversari candidati alla retrocessione (Newcastle, Aston Villa,
Sheffield United e Watford) e due destinati a finire a metà classifica
(Bournemouth e Burnley).
C’è poco da ridere e ce ne sarà
ancora meno se non cambiamo immediatamente rotta.
Senza uno spogliatoio unito e uno
stadio pronto a sostenere la squadra, la strada sembra già tracciata: sconfitta
- magari larga - ad Anfield contro il Liverpool in Carabao Cup, pareggio o
vittoria risicata in casa contro i Wolves e sconfitta al King Power Stadium
contro il Leicester, che insieme al Chelsea s’invola verso il quarto posto,
lasciandoci indietro; ovviamente con questi risultati insoddisfacenti la rabbia
dei tifosi aumenterebbe, così come la pressione su Raúl Sanllehi e Edu per
esonerare Unai Emery.
Forse il basco potrebbe tenere
botta, soprattutto se in risultati in Europa League continuassero ad essere
buoni, e arrivare fino al periodo natalizio e alle sfide contro Manchester
City, Everton, Chelsea e Manchester United ancora vagamente in scia alle
rivali, salvo poi perdere tre delle quattro partite e finire la sua avventura
all’Arsenal.
Cosa
rimarrebbe, a quel punto?
Un finale di stagione anonimo, da
sesto o settimo posto, e quindi la mancata qualificazione alla prossima
Champions League; Pierre-Emerick Aubameyang e Alexandre Lacazette che, di conseguenza,
non rinnovano i propri contratti e vengono ceduti; le svendite forzate di Mesut
Özil e Shkodran Mustafi, entrambi in scadenza di contratto l’estate successiva.
Cosa resta, all’Arsenal? Bernd Leno
in porta; Kieran Tierney, William Saliba e Héctor Bellerín in difesa; Lucas
Torreira e Mattéo Guendouzi a centrocampo; Nicolas Pépé in attacco.
Un Club che ha investito moltissimo
l’estate scorsa e che non ha recuperato l’investimento, come previsto, e che
quindi non potrà investire di nuovo per rinforzare la squadra.
Basterebbe a convincere un
allenatore di prima fascia a prendere le redini? Forse, oppure più
probabilmente ci ritroveremmo con un esordiente (Freddie Ljungberg? Thierry
Henry? Patrick Vieira?) in panchina e un Club decisamente ridimensionato.
Se invece facessimo lo sforzo di
continuare a sostenere la squadra e l’allenatore, forse la stagione potrebbe
essere salvabile, senza essere memorabile.
Pur essendo molto critico nei
confronti di Unai Emery, sono ben consapevole che la squadra sia molto meglio
di quanto le ultime prestazioni suggeriscano e che pure lui può fare molto
meglio di quanto stia combinando al momento.
La Premier League è un campionato
lungo e chi ci sta davanti affronterà le stesse difficoltà che stiamo passando
noi in questo momento; chi gestirà meglio la crisi sarà in buona posizione per
vincere la maratona, sapendo che saremo in cinque a giocarci due posti: Spurs,
Chelsea, Leicester City, Manchester United e noi.
La nostra crisi stagionale sembra
aver toccato l’apice, con l’allenatore a rischio esonero e il capitano in rotta
coi tifosi, che rischia di perdere la fascia di capitano nonostante il supporto
incondizionato dello spogliatoio.
In un senso o nell’altro, siamo ad
una svolta: o ci rendiamo conto che così non va, che è tempo di fare gruppo e
risollevarsi, oppure continuiamo a scavare con la nostra rabbia e a dividerci,
fino al punto in cui dell’Arsenal Football Club non rimarranno che le macerie.
Siamo tutti umani, abbiamo tutti delle emozioni, e a
volte non è facile gestirle. È ora di risollevarsi a vicenda, anziché
allontanarsi gli uni dagli altri. Vinciamo solo quando siamo uniti.
Héctor Bellerín
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