SIAMO VIVI!
La
buona notizia arrivata da Anfield è che siamo vivi e pronti a dar battaglia.
C’è determinazione in questa
squadra, c’è voglia di dimostrare a tutti che siamo molto meglio di quanto le
ultime uscite possano suggerire; basterà per lasciarci la crisi alle spalle?
Forse no.
Quella di ieri è stata la serata di
Mesut Özil, il figliol (non tanto) prodigo che è partito titolare e regalato
momenti di assoluta magia; quella di ieri è stata anche la serata di Lucas
Torreira, finalmente impiegato nel ruolo a lui più congeniale e autore di una
prova maiuscola - impreziosita dal gol; quella di ieri è stata la serata -
l’ennesima, mi verrebbe da dire - di Gabriel Martinelli, autore di un’altra
doppietta e di una prestazione completa.
Soprattutto, quella di ieri è stata
la serata di un calcio offensivo, propositivo e intenso che vorremmo vedere sempre
o per lo meno per la maggior parte del tempo; almeno fino a quando Mesut Özil è
rimasto in campo, la squadra ha saputo produrre occasioni da gol, manovre
interessanti e operare un pressing intelligente, che ha portato a svariati
recuperi del pallone in zone pericolose.
Questo gruppo di giocatori, ai
quali vanno aggiunti Alexandre Lacazette, Pierre-Emerick Aubameyang e Nicolas
Pépé, ha voglia di giocare a calcio, ha voglia di osare e ha voglia di premere
il piede sull’acceleratore e vedere che succede.
Ancora
una volta, tuttavia, l’uomo alla guida ha deciso di schiacciare il pedale del
freno, anziché continuare ad osare, e ancora una volta abbiamo buttato tutto
all’aria.
Sarà “solo” la Carabao Cup ma
venire eliminati pur avendo segnato cinque gol ad Anfield è difficile da
digerire, anzi direi che è impossibile.
A due riprese ci siamo trovati
avanti di due gol ed in entrambi i casi ci siamo fatti recuperare, poi quando
finalmente sembrava che il gol di Willock avesse chiuso la contesa, ecco che ci
siamo fatti beffare da Origi, in pieno recupero; non è più un fatto episodico,
è sistemico e deriva direttamente dall’atteggiamento di Unai Emery.
Non bastano le sostituzioni di
Mesut Özil e Lucas Torreira per spiegare la rimonta dei Reds, è un problema di atteggiamento: ci siamo chiusi sempre di
più, metro dopo metro, rinunciando completamente a giocare fino all’inevitabile
capitolazione - come già successo in più occasioni.
Fossimo una squadra brava a
difendere, potrei capire le istruzioni di Unai Emery ma qui stiamo parlando di
noi, della nostra linea difensiva e del catalogo di errori, distrazioni e
nefandezze varie che l’accompagna.
Perché ostinarsi a difendere,
quando non sai difendere?
Perché rinunciare ad attaccare,
quando è la cosa che ti riesce meglio (o meno peggio)?
Quesiti ai quali può rispondere
solo Unai Emery, ovviamente.
La speranza è che le sostituzioni
di Mesut Özil e Lucas Torreira siano state determinate dalla volontà di
riproporre entrambi contro i Wolves,
sabato pomeriggio e che ciò significhi che vedremo una squadra più coraggiosa e
ambiziosa.
La situazione attuale di Granit
Xhaka, che credo non verrà preso in considerazione per la partita di questo
weekend, offre ad Unai Emery una possibilità unica: mandare in campo una
squadra votata all’attacco e soprattutto libera dal vincolo di esclusività che
solitamente viene applicato quando lo svizzero è in campo: il pallone non dovrà
più passare dai suoi piedi e la manovra della squadra potrà essere più spedita,
così come il baricentro molto più alto.
Con un avversario che probabilmente
verrà all’Emirates con la ferma intenzione di affidarsi completamente al
contropiede, avere un centrocampo composto da Lucas Torreira e Mattéo Guendouzi
vuol dire avere l’equilibrio giusto per prendere d’assedio la trequarti
avversaria sapendo che dietro c’è qualcuno a pattugliare e soffocare una
possibile ripartenza.
Sarà poi un problema dei Wolves capire come
arginare Mesut Özil, Pierre-Emerick Aubameyang, Nicolas Pépé e Alexandre
Lacazette - senza dimenticare Gabriel Martinelli e Bukayo Saka.
Forza Unai, fatti questa violenza
psicologica e prova a vedere che effetto fa giocare un calcio d’attacco per
tutti i novanta minuti!
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