A
otto giorni dalla sconfitta di Leicester, all’ Arsenal le cose non sono
cambiate. Unai Emery è
–
clamorosamente – ancora al suo posto, saldo sulla panchina dei Gunners,
con il benestare della dirigenza e l’appoggio di qualche giocatore che,
pubblicamente, ha espresso gratitudine e difeso l’operato dell’ allenatore
basco.
So
che vi sorprenderà leggere certe parole, specialmente dal sottoscritto, ma sono
d’accordo.
Attenzione,
non sono impazzito, non sono diventato di punto in bianco un pro-Emery, ma ho
solamente provato a cercare la ragione e la logica in qualcosa in cui,
apparentemente, ragione e logica sono totalmente assenti. Continuo a ritenere l’ex coach di Sevilla e PSG il principale responsabile della crisi dei Gunners,
ma quel che ho visto a Leicester ha acceso una fioca luce nel buio pesto.
E’
bastato il semplice cambio di modulo – da 4-3-3 a 3-4-1-2 – per vedere un
Arsenal messo in campo meglio, molto più quadrato in difesa, che ha offerto un
buon calcio, coperto meglio il campo, trovato più soluzioni di passaggio e
sviluppato meglio la manovra offensiva.
Fino
al gol di Jamie Vardy ho visto un buon Arsenal che avrebbe meritato il goal,
incredibilmente mancato da Lacazette nel primo tempo.
Proprio il francese, in coppia
con Özil, ha spesso abbassato la sua posizione e creato soluzione di passaggio per centrocampisti e difensori. Innumerevoli infatti sono state
le azioni di prima che l’Arsenal ha costruito ma purtroppo non finalizzato. Ritrovato il
collante tra centrocampo ed attacco (Özil) e avuto uno anche tra difesa e
centrocampo (David Luiz), i giocatori hanno dimostrato di saper ancora giocare
a calcio e di poter imbastire delle azioni interessanti, senza ricorrere
solamente alle individualità di quelli più talentuosi.
Da
sottolineare in particolare le performances di Luiz, come già detto schierato
come false CB, di Calum Chambers, dei due terzini Bellerín e Kolašinac, del
trequartista Özil e di capitan Aubameyang, presente in ogni azione da gol ed
encomiabile per via della predisposizione al sacrificio, avendo cambiato in
quel match almeno tre ruoli.
E’
da questo che l’Arsenal deve ripartire ed è da qui che Unai Emery deve
ricostruirsi la credibilità agli occhi di stampa, tifosi e dirigenti.
Personalmente
però a quell’ XI mandato in campo al KPS farei qualche correttivo.
Rob
Holding è un bravissimo ragazzo, volenteroso e con passione, ma dal suo ritorno
ad oggi non ho visto quel miglioramento che tanti decantavano. Inizierei quindi
col contestualizzare le situazioni, lavorare molto di più in settimana e
lasciare al ben più esperto Sokratis l’incauto compito di difendere i colori
biancorossi, almeno dall’ inizio.
Il
greco ce lo vedrei bene o come centrale di destra (come ha giocato lo scorso
anno formando il trio con Koscielny e Monreal) oppure come perno centrale.
Chambers e Luiz potrebbero benissimo adattarsi ai suoi lati.
L’ex
Chelsea ha infatti giocato una delle sue migliori stagioni in maglia blu
proprio come centrale di sinistra della difesa a tre. Davanti alla difesa invece
bisogna ritrovare la fisicità e le geometrie
di Granit Xhaka.
Lo svizzero è troppo
importante per questa squadra, almeno fino a quando non si scandaglierà il
mercato alla ricerca di un altro playmaker. Con tutti i suoi difetti resta uno
dei pochi capace di giocare la palla
in verticale sempre in modo pulito. A Leicester è mancato proprio il suo
mancino, in una serata in cui Kolašinac sembrava vivere i momenti d’oro ed Özil e Lacazette indietreggiavano
per creare gioco.
In attacco
credo sia finalmente giunta l’ora di Nicolas
Pépé.
Lungi da me mettere in discussione Lacazette, ma quello visto post-infortunio è un
giocatore non tranquillo e forse fisicamente non ancora al 100%. La fisicità
dell’ivoriano, condita da una tecnica d’alta classe e dalla predisposizione a
rendersi pericoloso da calcio piazzato, potrebbe rivelarsi molto più utile in
questo momento che la presenza dell’ex OL.
Forse
sto solamente sperando in qualcosa che non accadrà mai. Tutto questo dovrebbe
avvenire se Emery domattina si svegliasse ed iniziasse a lavorare e concepire
il calcio in una maniera diametralmente opposta a quel che noi tifosi abbiamo
visto per un anno e mezzo.
Le prossime
sei partite – a detta della stampa
le ultime spiagge
per Unai – ci daranno
le risposte.
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