Unai Emery resterà sulla
panchina dell’Arsenal almeno fino a fine stagione, è meglio rassegnarsi.
Che si tratti di un messaggio di
facciata oppure della verità, questo è quanto fatto trapelare dalla dirigenza
dell’Arsenal, attraverso David Ornstein di The Athletic.
Salvo scenari catastrofici, il
basco continuerà la sua turbolenta avventura a Londra e proseguirà nella missione,
virtualmente impossibile, di riportarci in Champions League.
La sconfitta contro il Leicester
City ci lascia a otto punti dal quarto posto, attualmente occupato dal
Manchester City, con una differenza reti da inverno a Oymyakon, rendendo così
decisivi i prossimi due mesi di campionato: dopo un inizio abbordabile,
infatti, ospiteremo sia Manchester City e Chelsea e lì sapremo se abbiamo
ancora qualche possibilità di finire tra le prime quattro.
Allo stato attuale delle cose,
l’Arsenal faticherà a vincere in casa contro Southampton e Brighton,
figuriamoci contro il Chelsea, la squadra più in forma del momento, e il
Manchester City di Guardiola; inutile quindi fare tabelle e piani a lungo
termine, meglio concentrarsi su obiettivi più vicini e soprattutto più
abbordabili: come fare per tornare a vincere in Premier League?
Le ultime quattro uscite ci hanno
portato due pareggi interni e due sconfitte in trasferta, un ruolino di marcia
da retrocessione; in tutto abbiamo concesso agli avversari ben 61 tiri in
porta, una media di 15 ogni novanta minuti, e ne abbiamo effettuati 42, cioè
appena più di 10 a partita; di questi 42 solo 14 sono finiti nello specchio
della porta e hanno generato la miseria di 3 gol - di cui due da calcio
piazzato. Una tristezza assoluta.
Unai Emery ha cambiato quattro
formazioni e utilizzato innumerevoli combinazioni di giocatori, senza mai
trovare una formula vincente o per lo meno un livello di organizzazione
accettabile; il fattore comune a tutti i moduli e tutte le formazioni provate
da Unai Emery è una mentalità rinunciataria e passiva, oltre ogni
immaginazione.
Pare che dovremo abituarci a questo
modo di giocare e a questo modo di entrare in campo, quindi meglio impegnarsi
per capire come tradurre il tutto in punti preziosi per la corsa alla Champions
League.
Ancora una volta, Unai Emery deve
compiere delle scelte e restare fedele ad esse, anziché cambiare in
continuazione.
Che decida per il 4-3-3, il
4-2-3-1, il 3-4-3 o il 3-4-1-2, il basco si troverà a dover sacrificare almeno
un giocatore di rilievo e assumersi in pieno la responsabilità delle
conseguenze - buone o cattive.
Delle prestazioni sfornate
nell’ultimo mese, la più recente è anche la meno brutta: qualche buona
ripartenza, una difesa accettabilmente solida e qualche buon fraseggio con la
palla - almeno nel primo tempo. Il Leicester City è stato padrone assoluto del
campo e del pallone ma ciò sta diventando la normalità, quindi alla volontà di
essere protagonisti ci metterei una pietra sopra.
Se Unai Emery vorrà continuare con
la difesa a tre, dovrà essere pronto a reintegrare Granit Xhaka con effetto
immediato: Lucas Torreira non può fare tutto da solo e l’assenza forzata dello
svizzero, che in un centrocampo a due è un ottimo elemento, ci lascia con tre
anarchici a contendersi un ruolo, quello di mediano, che richiede disciplina -
una qualità per ora sconosciuta a Mattéo Guendouzi, Dani Ceballos e Joe
Willock.
Dei tre il giovane francese sembra
essere quello messo meno peggio ma il suo momento attuale di forma è
semplicemente terribile, mentre lo spagnolo in prestito dal Real Madrid è
infortunato.
Come già successo con Aaron Ramsey
e Mesut Özil, sembra che al tecnico basco non resti che ingoiare di nuovo il
proprio orgoglio e reintegrare lo svizzero, per il bene comune.
Inoltre dovrà decidere che fare con
Nicolas Pépé, mister £ 72m che viene lasciato in panchina in Premier League e
schierato titolare in Europa League, come un Nicklas Bendtner qualunque.
L’ivoriano è un’ala devastante,
quando lasciato libero di attaccare e puntare direttamente l’uomo, ma fino a
qui è stato impiegato a singhiozzo e in posizioni diverse: in un 3-4-3 potrebbe
effettivamente giocare nel modo che più ne esalta le qualità ma verrebbe
confinato in un ruolo più centrale nel 3-4-1-2 visto al King Power Stadium,
posizione meno congeniale ai suoi punti di forza.
Stesso discorso vale per
Pierre-Emerick Aubameyang e - di riflesso - per Alexandre Lacazette: in un
3-4-1-2 possono coesistere benissimo, in un 3-4-3 il gabonese finirebbe
esiliato a sinistra e perderebbe tutta la sua pericolosità - come visto in
svariate occasioni. Se l’idea è quella di giocare con una sola punta centrale -
quale che sia lo schieramento dietro di essa, quella punta dev’essere
Pierre-Emerick Aubameyang: Alexandre Lacazette è un ottimo attaccante di
manovra e un elemento importante per la squadra ma la sua assenza è coincisa
con il miglior momento di forma e di rendimento di Pierre-Emerick Aubameyang,
inarrestabile quando può giocare in posizione più centrale, vicino ai difensori
centrali.
Cosa dire di Mesut Özil? L’esiliato
di lusso è improvvisamente tornato protagonista, non appena Unai Emery ha
accettato l’idea di giocare con un trequartista vero: ben superiore per
rendimento ai compagni di squadra a Leicester, il tedesco ha brillato anche in
un più classico 4-2-3-1 e portato alla squadra la visione, il palleggio e il
movimento senza palla che ci sono terribilmente mancati. Schierare Mesut Özil
in una qualsiasi altra posizione che quella di numero dieci equivale a giocare
con un uomo in meno, quindi per Unai Emery è tempo di decidere quanto investire
sul suo miglior nemico.
Quello dei terzini o tornanti
sembra essere l’unico reparto sul quale può contare Unai Emery, con Héctor
Bellerín e Kieran Tierney perfettamente a proprio agio in entrambi i ruoli;
altrettanto non si può dire di Ainsley Maitland-Niles e Sead Kolašinac, sempre
sospetti quando si tratta di difendere. Una ragione in più per continuare con
la difesa a tre? Forse, però come detto vorrebbe dire reintegrare Granit Xhaka
e sacrificare due tra Nicolas Pépé, Mesut Özil e Alexandre Lacazette.
Parlando di difesa, chiudo
quest’analisi con una constatazione forse semplicistica: quando non sai
difendere o quando i tuoi difensori semplicemente non sono abbastanza forti,
conviene puntare sui numeri.
Non è un pensiero particolarmente
avanguardista ma a volte bisogna applicare il buonsenso: David Luiz, Sokratis,
Rob Holding, Shkodran Mustafi, Calum Chambers e Dinos Mavropanos sono tutti
difensori individualmente mediocri e nessuno di loro sembra pronto a guidare il
reparto, rendendo così migliori i propri compagni, quindi conviene puntare
tutto sulla quantità anziché sulla qualità.
Anche in questo caso, quindi, la
difesa a tre sembra l’opzione migliore, almeno fino a quando non troveremo un
difensore che sappia fare il proprio mestiere in modo decoroso.
Se così non fosse, tuttavia, allora
Unai Emery dovrebbe semplicemente scegliere i propri quattro titolari e farli
giocare insieme il più possibile, in modo da aiutarli a formare un’intesa
quantomeno passabile: ci saranno errori, svarioni, incomprensioni e orrori di
ogni genere ma almeno staremmo costruendo qualcosa, invece di cambiare per il
gusto di cambiare.
Riassumendo, ho l’impressione di
ripetermi fino alla nausea ma vorrei tanto che Unai Emery prendesse una
decisione che sia una, faccia capire a tutti cosa intende fare e se ne assuma
la piena responsabilità - una volta per tutte.
È chiedere troppo?
Penso che la cosa più triste è che fino a giugno perderemo solo tempo. Partite scialbe magari qualche acuto e soprattutto fuori dall'Europa che conta. Poi arriverà un nuovo tecnico, speriamo con le idee chiare, che però avrà bisogno di un po di tempo per far assimilare i propri concetti. Allora perchè perdere questo prezioso tempo che all'inizio della prossima stagione ci farebbe arrivare pronti già al via? EMERY VIA SUBITO!!
RispondiEliminaSottoscritto in pieno, l'esonero sembra inevitabile quindi tergiversare è completamente inutile, se non dannoso
Elimina