Sono oramai settimane che voci sull’esonero di Emery si susseguono dopo ogni passo falso compiuto dalla formazione dei Gunners. Tra i papabili
candidati alla successione, oltre all’odiato
Josè Mourinho, c’è l’ex leggenda
Freddie Ljungberg, membro degli Invincibles, fedelissimo di Wenger e già
parte dello staff tecnico delle giovanili negli anni passati.
La carriera fuori
dal campo non sembrava essere una priorità
per l’ex numero 8, proiettato verso un ruolo mediatico e da ambasciatore
del Club, chiamato a girare per il mondo a rappresentare la Premier League.
Nel 2015, come parte di una rivoluzione del comparto
giovanile all’Hale End, Arsène Wenger ed Ivan Gazidis ingaggiarono l’olandese
Andreas Jonker e due dei suoi collaboratori più affidabili. Per garantire una
presenza identitaria, che insegnasse anche ai più piccoli i valori di una
società come l’Arsenal, fu ingaggiato anche Ljungberg, messo a capo della
squadra U15.
Simili opportunità vennero concesse anche a Thierry Henry
e Tony Adams, senza però particolare successo.
Nel 2017, separatesi le strade tra Jonker e l’Arsenal,
Freddie diventò ufficialmente l’allenatore in
seconda dell’olandese ex-Ajax, approdando per il finale
di campionato al Wolfsburg. Insieme salvarono i verdi da una segnata
retrocessione, issandosi sino al 16esimo posto,
salvo poi essere messi alla porta dopo quattro partite della stagione
successiva. In quei mesi Ljungberg ha favorito l’inserimento in prima squadra
di giovani come Arnold, Gerhardt, Malli, Ntep ed il nigeriano oggi star
del Lille, Victor Osimhen.
Tornato libero da incarichi, e rifiutate due panchine di
League One perché viste come uno step
back nel processo di crescita nella sua carriera da first team coach,
ha aspettato che arrivasse la chiamata
giusta. Ancora una volta è stato l’Arsenal a tendergli la mano, affidandogli la guida della selezione U23 orfana di Steve Gatting.
Con i young
Gunners i risultati
sono arrivati subito, uniti anche ad un gioco
spumeggiante che non ha lasciato affatto indifferenti i dirigenti.
Dopo una vittoria per 5-1 contro i pari età del
Manchester City, davanti ai microfoni di Arsenal Media sfoggiò un sorriso a
trentadue denti, fiero della prestazione dei suoi ragazzi: “E’così che si gioca
a calcio. Movimenti
veloci, passaggi nelle zone giuste
del campo, pressing, progressione palla al piede.
Quando non avevamo
la palla, siamo stati bravi
a chiudere gli spazi,
riconquistarla e ripartire. Sono orgoglioso della
squadra e di come abbiamo
battuto un avversario ostico come il City”.
A supporto di queste parole, anche il centrale difensivo
Ballard: “Ljungberg rende il nostro lavoro più divertente. Noi difensori siamo
chiamati a giocare la palla, essere parte della
costruzione del gioco. Vedere gli avversari stanchi, frutto del nostro possesso
palla fitto, è una soddisfazione. Con il nuovo
allenatore abbiamo imparato
a difendere ed attaccare con la stessa efficacia”.
Tutte queste componenti hanno convinto Raul Sanllehi ed
Edu a sollevare dall’incarico di first team coach l’ex numero due Steve
Bould e promuovere in prima squadra lo svedese. Al momento a Ljungberg è affidata la transizione dei giovani giocatori
dalla U23 alla prima squadra
[Mavropanos, Willock, Nelson, Saka, Burton,
Macey, Smith-Rowe], ma le cose presto
potrebbero cambiare.
Il contingente anti-Emery e pro-Ljungberg sta accumulando
sempre più membri.
I media in questi giorni hanno raccontato che, oltre ai
giovani, anche molti dei senior players si rivolgono spesso a Ljungberg
per un confronto diretto o sulle dinamiche di gioco.
L’ex Invincible potrebbe
traghettare l’Arsenal fino a fine stagione, provando
a guadagnarsi una conferma come successo a Manchester con Ole Gunnar Solskjær, oppure essere già
investito della carica di capo allenatore senza avere la pressione di doversi
giocare il posto.
Sono oramai tanti gli esempi di giovani allenatori che
hanno fatto bene ad altissimi livelli. Nagelsmann è uno di questi, Lampard
un altro lampante
esempio: in piena difficoltà per via delle vicende di mercato, sia in entrata
che in uscita, l’ex Derby County sta
facendo nozze coi fichi secchi e scalando la classifica col suo Chelsea,
squadra giovane ma che gioca un calcio moderno e bello da guardare.
Tutte componenti che mancano con Emery.
Domani però potrebbe
essere il punto di non ritorno.
Per Leicester passano sempre eventi importanti della storia dell’Arsenal: iconica la tripletta di Bergkamp contro le Foxes, memorabile la vittoria per
2-1 all’Emirates o il pareggio che
spinse Wenger a cercare
un attaccante e non proseguire la stagione con Yaya Sanogo
dopo l’infortunio di Giroud, la scoperta di Rob Holding o la partita
più bella dell’era Emery.
Domani è un viaggio solo andata. L’Arsenal tornerà dal
King Powers’Stadium diverso.
O con Emery o senza Emery. O lanciato verso una speranza
di rinascita o completamente distrutto e tagliato fuori dalla corsa Champions.
Quello che tornerà da Leicester sarà l’Arsenal di Emery o
l’Arsenal di Ljungberg?
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