“My
idea is to be protagonists”
aveva detto Unai Emery, il giorno della sua presentazione alla stampa come erede
di Arsène Wenger.
Freddie Ljungberg, il suo
successore, non ha usato termini altrettanto altisonanti ma si è limitato a
mandare in campo la squadra con istruzioni ben precise: gioco palla a terra,
fraseggio, baricentro alto e sovrapposizioni costanti a destra, a sinistra e al
centro.
Risultato, l’Arsenal è stato
protagonista a Carrow Road, smentendo in appena venti minuti oltre diciotto
mesi di parole a vuoto pronunciate da Mr.
Good Ebening.
Vabbè ma era il Norwich, direte voi.
Verissimo, però questi stessi
giocatori hanno tirato in porta 12 volte contro il Southampton e 7 volte contro
il Watford, mentre a Carrow Road siamo andati alla conclusione 16 volte -
quindi un piccolo miglioramento si intravede già.
Peccato per due cose: non aver
finalizzato le occasioni da gol create nel primo tempo e non aver saputo
replicare la buona prima frazione anche nel secondo tempo, quando abbiamo
concesso troppo agli avversari.
L’esordio
di Freddie Ljungberg non è stato esattamente memorabile ma mi ha dato speranza, confermata poi dalle parole dello svedese in
conferenza stampa:
“Loro [il Brighton] proveranno a uscire palla la piede,
difendono bene, sembrano molto ben organizzati ma per quanto mi riguarda
dobbiamo concentrarci sul nostro gioco. Giochiamo in casa quindi prenderò nota
di come giocano ma devo sviluppare il nostro gioco, come vogliamo giocare a
calcio e devo concentrarmi su questo.”
Siamo l’Arsenal e giochiamo in
casa, quindi come gioca l’avversario m’interessa poco. Paole e musica di Arsène
Wenger, interpretate da Freddie Ljungberg. Personalmente, mi basta questo per
sentirmi un po’ più fiducioso e anche più vicino alla squadra: mi basta sapere
che i nostri proveranno (davvero) a far valere la propria superiorità tecnica,
che giocheranno in maniera offensiva e che l’uomo in panchina non ha una
visione del calcio interamente incentrata sull’avversario.
Cosa volete, dopo quasi due mesi
senza una vittoria e diciotto mesi di calcio inguardabile, mi accontento di
poco!
Quando era alla guida dell’U23,
Freddie Ljungberg ha spesso usato un 4-3-3 molto offensivo, all’interno del
quale le ali tagliavano verso il centro per far posto alle sovrapposizioni dei
terzini, mentre le due mezz’ali arrivavano in area in seconda battuta; un gioco
bellissimo quando tutto funzionava a meraviglia ma estremamente pericoloso,
perché spesso i due centrali di difesa erano abbandonati al proprio destino.
Bastava un pallone perso in fase di rifinitura e i ragazzi dell’Academy si
ritrovavano tutti davanti, esposti al più brutale dei contropiede.
Se avete visto la partita contro il
Norwich, avrete intuito dove sto andando a parare: in una scala da uno a Zeman,
quanto è folle applicare un gioco del genere con Shkodran Mustafi, David Luiz,
Sokratis e Rob Holding come centrali di difesa?
Tutto questo per dirvi che i
contropiede come quelli subiti contro il Norwich saranno il nostro pane
quotidiano, almeno fino a quando i meccanismi a centrocampo e in attacco non
saranno meglio collaudati: fino ad allora, prepariamoci a soffrire di brutto.
Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia: ci divertiremo molto quando il
pallone lo avremo noi e i vari Nicolas Pépé, Reiss Nelson, Gabriel Martinelli e
Bukayo Saka sembreranno giocatori completamente diversi, rispetto a tre mesi
fa.
Resta l’incognita Mesut Özil,
troppo numero dieci per il 4-3-3 di Freddie Ljungberg, ma sono certo che lo
svedese troverà modo di far quadrare il cerchio.
Non
succedeva da un po’ ma sono davvero eccitato per la prossima partita, in casa
contro il Brighton, e per ora questo già mi basta. COME ON YOU GUNNERS!
NdR:
all’epoca Unai Emery aveva anche detto di voler fare dell’Arsenal la miglior
squadra della Premier League e del mondo (!) ma non voglio infierire.
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