“I think it was a big release for them when they won
against Manchester United and they took a little bit of that pressure off. And
then your body and your mind tries to relax a little bit for one or two days.
Now, we are not in a position to relax because we are not good enough to relax.
If we don't play at that level, we are not good enough.”
La vittoria contro il Manchester
United ha tolto un bel peso dalle spalle dei giocatori, che hanno mollato un
po’ la presa; a livello fisico e mentale si sono rilassati per un paio di
giorni ma chiaramente non siamo in una posizione tale da permetterci cali di
tensione, non siamo abbastanza forti per farlo. Se non giochiamo con la stessa
intensità psicofisica vista contro il Manchester United, siamo praticamente sicuri
di perdere.
Sono passati tre giorni dalla vittoria in FA Cup contro il Leeds, eppure queste parole non mi escono dalla mente: c’è troppa verità in qualche riga, c’è troppa spietatezza in così poche parole.
Nel momento esatto in cui
rialzeremo la cresta, arriverà la bastonata. Forte e secca, inarrestabile.
Il Leeds di Bielsa, con il suo
approccio ossessivamente metodico nel pressing sul portatore di palla, ci ha
ricordato immediatamente che la vittoria contro il Manchester United è un punto
di partenza, non un approdo; ci ha ricordato inoltre che la vittoria arriva
solo ed esclusivamente se manteniamo alti concentrazione e intensità, mentre la sconfitta è inevitabile non appena
ci adagiamo.
Mikel Arteta è arrivato da poco ma
questi giocatori sono gli stessi che hanno pareggiato in casa contro Wolves,
Crystal Palace e Southampton, oltre ad aver perso contro il Brighton; non sono
i giocatori ad essere improvvisamente diventati migliori, sono le linee guida
del nuovo allenatore a spingerli più in alto e queste linee guida dipendono
direttamente dall’aggressività e dalla concentrazione: senza quelle, siamo lo
stessa squadra di due mesi fa.
Non
possiamo rilassarci dopo aver sconfitto il Manchester United, non possiamo
rilassarci perché giochiamo in casa contro una squadra di Championship e non
possiamo rilassarci perché restiamo il gruppo di giocatori mal assortito e male
ispirato che ha racimolato la miseria di 27 punti in 21 partite - una media da
salvezza più o meno tranquilla.
Le grandi squadre sono perennemente
affamate, perennemente pronte a correre più veloce dell’avversario, passare
meglio il pallone dell’avversario, concludere meglio a rete dell’avversario,
difendere meglio dell’avversario e vincere ogni duello individuale contro il
proprio avversario, qualunque esso sia.
Date un’occhiata al Liverpool,
inarrestabile proprio perché non alza mai il piede dall’acceleratore -
metaforicamente parlando; non hanno ancora avuto un momento di
autocelebrazione, non si sono ancora ammirati nello specchio ma hanno
continuato a spingere, una partita alla volta.
Come loro facevano anche i nostri Invincibles e la squadra del 1990-91
prima di loro, che ha perso una sola partita in tutto il campionato.
È una questione di mentalità dei
giocatori, principalmente, che l’allenatore può influenzare con il lavoro sul
campo; Mikel Arteta, mettendo subito in
chiaro alcune condizioni non negoziabili per far parte del progetto tecnico, ha
tracciato una linea netta: se i giocatori la seguiranno con devozione
assoluta, allora possiamo aspettarci un finale di stagione positivo e magari
sorprendente, altrimenti questo inizio incoraggiante sarà stato solo
un'illusione - come già successo agli inizi dell’avventura di Unai Emery sulla
nostra panchina.
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