Il ritiro invernale a Dubai è ufficialmente iniziato.
Sebbene molti dei
giocatori fossero già sul posto con rispettive famiglie e amici e sebbene
alcuni, tra cui Dani Ceballos, Sead Kolašinac, Kieran Tierney e Reiss Nelson,
avessero già iniziato il lavoro sul campo, la squadra nella sua interezza è
stata chiamata a presentarsi ieri agli ordini di Mikel Arteta.
Quale sarà il programma
durante questo intermezzo esotico? Quali sono le priorità del tecnico spagnolo?
Nonostante la media di un
gol incassato a partita da quando è arrivato l’ex assistente di Pep Guardiola
(7 in 7), la sensazione di autentico terrore che mi attraversava ogni qualvolta
gli avversari avevano la palla nella nostra metà campo è svanita; siamo meglio
organizzati, siamo più solidi, siamo più difficili da superare di quanto non lo
fossimo con Unai Emery, quando gli avversari arrivavano al tiro con un facilità
disarmante e Bernd Leno era chiamato a fare i miracoli.
Lo dimostrano i due clean-sheet raccolti fino a qui (1 ogni
3,5 partite), un risultato di per sé non esaltante ma significativo se
comparato ai numeri accumulati nella gestione precedente: nonostante i miracoli
del portiere tedesco, infatti, abbiamo fatto registrare due clean-sheet (1 ogni 6,5 partite!) e
incassato 19 gol in 13 partite (1,5 di media a partita).
La difesa c’è, insomma;
con tutti i difetti del caso ma si può affermare che la fase di non possesso
palla non è più così tremenda come qualche tempo fa.
Il problema più
impellente, ora, è trovare il modo di fare gol - cosa che ci riesce davvero
difficile.
Dietro ai 14 gol di
Pierre-Emerick Aubameyang, infatti, c’è il vuoto: Alexandre Lacazette ha
segnato cinque gol, Gabriel Martinelli tre come Nicolas Pépé e poi abbiamo
altri quattro giocatori con uno o due gol a testa - per un totale di 32 gol
stagionali - meno dei Wolves e a pari merito con l’Aston Villa.
Com’è possibile? Come si
spiega che una squadra che ha in rosa Pierre-Emerick Aubameyang, Alexandre
Lacazette, Nicolas Pépé, Mesut Özil, Reiss Nelson, Eddie Nketiah e Gabriel
Martinelli faccia così fatica a rendersi pericolosa?
La risposta risiede nel
centrocampo, troppo male assortito e povero di idee per costruire occasioni da
gol, figuriamoci per finalizzarle; dopo essere stati abituati per anni agli
inserimenti in area dei tanti centrocampisti offensivi a disposizione di Arsène
Wenger, improvvisamente ci ritroviamo senza opzioni: se un tempo c’erano Cesc
Fábregas, Samir Nasri, Tomas Rosicky, Jack Wilshere e Aaron Ramsey - per
citarne solo alcuni - adesso l’unico centrocampista capace di fiutare
un’occasione da gol è Joe Willock, un ragazzino.
L’unico centrocampista,
formalmente riconosciuto come tale dal sito della Premier League, ad aver
segnato un gol in campionato è Lucas Torreira, ad oggi il più difensivo che
abbiamo in rosa: zero gol per Mesut Özil, zero gol per Dani Ceballos, zero gol
per Mattéo Guendouzi, zero gol per Granit Xhaka, zero gol per Joe Willock.
Nonostante la maniera di
attaccare che Mikel Arteta sta cercando di mettere in opera, ovvero un 2-3-5
con i due terzini in posizione di ala, le due ali che si accentrano e il
centravanti a fare da centro di gravità permanente, il nostro gioco attorno
all’area di rigore manca di incisività e impeto, diventando spesso prevedibile.
Molto di questo insuccesso
dipende dalla scarsa ispirazione di due elementi che invece dovrebbero essere
fondamentali, ovvero Alexandre Lacazette e Mesut Özil: il primo non segna da
tempo immemore, il secondo sembra aver perso quel millisecondo nell’esecuzione
dei passaggi che rende telefonata ogni sua palla filtrante.
A preoccupare in questo
senso è la mancanza di alternative, con Pierre-Emerick Aubameyang, Gabriel
Martinelli e Eddie Nketiah incapaci di fare il lavoro sporco che il francese
riesce ad assicurare: senza il gioco spalle alla porta di Alexandre Lacazette,
infatti, gli inserimenti dei compagni di reparto non potrebbero passare
altrettanto inosservati e il nostro gioco, già di per sé insipido, diverrebbe
del tutto innocuo.
Stesso discorso vale per
il trequartista tedesco, l’unico in rosa capace di trovare spazi utili tre le
linee avversarie e fare da tramite tra la linea mediana e quella d’attacco e
quindi rendere appena meno prevedibile la nostra manovra.
Come avrete già capito, le
premesse non sono delle migliori e il lavoro di Mikel Arteta estremamente
complesso, tuttavia restano aperti diversi spiragli: con il rientro di Bukayo
Saka, Sead Kolašinac e Kieran Tierney, infatti, ritroveremo quella spinta sulle
fasce che è tremendamente mancata a Turf Moor, una volta che il giovane esterno
inglese è dovuto uscire dal campo; sulla corsia opposta, invece, non abbiamo
ancora visto all’opera tutto il potenziale di Nicolas Pépé, un giocatore in
grado di spostare gli equilibri di una partita con una sola giocata: come farlo
rendere al meglio? In quale posizione schierarlo? Chi mettergli accanto? La
chiave per farlo esplodere sta tutta qui e se per vedere il meglio
dell’ivoriano dobbiamo sacrificare qualcuno dei nostri giocatori o cambiare
modulo, così sia: a nemmeno 24 anni e con un contratto pluriennale appena
firmato, Nicolas Pépé è il futuro della squadra e dal suo rendimento
dipenderanno i nostri successi futuri - quindi Mikel Arteta non dovrebbe
esitare.
Queste due settimane
serviranno a Mikel Arteta per ricaricare le batterie fisiche e mentali dei
nostri giocatori, per puntare ad un’improbabile striscia di vittorie
consecutive che ci proietterebbe di nuovo in piena lotta per un posto in Europa
- anche quella dei grandi.
Come mi è già capitato di
ripetere più volte, le squadre davanti a noi sono talmente imprevedibili e mal
costruite che nulla è precluso: dieci punti di ritardo possono sembrare
un’eternità ma non lo sono, quando le squadre davanti vincono rispettivamente
tre (Chelsea e Wolves), quattro (Manchester United) e cinque (Spurs, Sheffield
United ed Everton) delle ultime dieci partite di campionato.
Date un’occhiata ai nostri
prossimi sei incontri di campionato e ditemi se non è lecito sperarci.
Forse non è salutare,
forse non è consigliabile, forse non è ragionevole ma almeno è lecito.
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