Finalmente, Gooners.
Finalmente!
La vittoria per
quattro a zero contro il Newcastle ha spuntato talmente tante caselline che
vien da pensare che sia tutto risolto.
Nicolas Pépé
decisivo; Alexandre Lacazette che torna al gol; Mesut Özil che si ricorda (e ci
ricorda!) che giocatore sublime può ancora essere; la porta di Bernd Leno
inviolata per la seconda partita di campionato consecutiva; Bukayo Saka che a
diciotto anni sembra il figlio illegittimo di Paolo Maldini e Roberto Carlos;
Dani Ceballos che prende il controllo delle operazioni a centrocampo e dimostra
che, oltre a ruotare su sé stesso, può dirigere la squadra da una posizione
molto più difensiva.
Nella vittoria di
ieri sera c’è tutto per sedersi comodi e godersi il resto del campionato perché
più nulla potrà mai fermarci.
N U L L A.
Nelle dodici
partite che ci restano faremo 36 punti, la Premier League come riconoscimento
al merito ce ne regalerà sei di bonus e quindi finiremo comodamente terzi,
vista l’inevitabile decurtazione di dodici punti ai danni del Manchester City
(cattivi, cattivi, cattivi!).
Segneremo una
media di sei gol a partita e non solo non ne incasseremo più nemmeno uno ma
Bernd Leno verrà dispensato dallo scendere in campo nelle ultime sei partite di
campionato e denuncerà il Club e la Premier League per mobbing.
Jürgen Klopp,
soggiogato dal nostro calcio spumeggiante e inarrestabile, implorerà Mikel
Arteta di assumerlo come assistente e chiederà ufficialmente alla Premier
League di eleggerci campioni 2019/20 honoris
causa.
In tutto questo
Unai Emery non mancherà di sottolineare a France Football quanto il suo lavoro
per rendere l’Arsenal il migliore Club al mondo stia finalmente pagando.
Oppure, anche se
lo scenario mi sembra improbabile, domenica prossima faremo ancora una fatica
bestiale a creare occasioni da gol nitide e faticheremo ad avere la meglio
sull’Everton di Ancelotti, due posizioni più in alto in classifica.
A meno di non
archiviare questa bellissima vittoria come la giusta ricompensa dopo mesi di
sfighe epocali, domenica prossima ci ritroveremo al punto di partenza o quanto
meno al pomeriggio di due due settimane fa a Turf Moor, quando il Burnley e i
suoi palloni lunghi ci hanno quasi stesi.
Quella di ieri
sera infatti è la settima vittoria in ventisei partite di campionato, appena
due in più rispetto all’Aston Villa penultimo in classifica e cinque in meno
del Chelsea, attualmente quarto e con una partita ancora da giocare.
Non succederà
certo così spesso di segnare quattro gol in un tempo, a prescindere
dall’avversario di turno, e non succederà così spesso che tutto si allinei in
maniera così perfetta - quindi non facciamoci troppo l’abitudine; ciò a cui
possiamo fare l’abitudine, invece, è la forza di questo gruppo e la rabbia
feroce che Mikel Arteta sembra riuscire a trasmettere ad ogni singolo giocatore
- come testimoniano le prestazioni di Mesut Özil, Nicolas Pépé e Dani Ceballos,
uno che sembrava finito in naftalina.
Non credo sia un
caso che Mikel Arteta abbia deciso di parlare in maniera così aperta del
comportamento dei singoli, a partire dallo stesso centrocampista spagnolo,
Eddie Nketiah e Mattéo Guendouzi: di Dani Ceballos ha detto che “ha avuto
qualche problema comportamentale in passato ma è cambiato e si è allenato come
un animale”, del giovane attaccante ha sottolineato come si è “allenato in modo
fenomenale”; quando interrogato sull’assenza di Mattéo Guendouzi dalla lista
dei convocati, il basco non ha esitato a confermare che “altri si sono allenati
e si sono comportati in maniera migliore”.
Il messaggio è limpido: senza una dedizione totale, quasi
patologica, il campo resterà un miraggio.
A differenza di
quanto succedeva con Unai Emery, che troppo spesso è dovuto tornare sui suoi
passi, alle parole di Mikel Arteta sembrano seguire sempre i fatti.
Questo possiamo
godercelo, senza controindicazioni.
Nessun commento:
Posta un commento
I Vostri Commenti